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ESSERE PUBBLICO se avete altre difficoltà a scaricare documenti
inviatemi le vostre
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GRAZIE !
|
LA FRAGILITA' UMANA DIMOSTRA LA
FORZA E L'ESISTENZA DI DIO: le stesse variazioni climatiche
imprevedibili dimostrano l'esistenza di DIO.
Che lo Spirito Santo porti buon senso e
serenita' a tutti gli uomini di buona volonta' !
CRISTO
RESUSCITA PER TUTTI GLI UOMINI DI VOLONTA' NON PER QUELLI DELLO SPRECO
PER NUOVI STADI O SPONSORIZZAZIONI DI 35 MILIONI DI EURO PAGATI DALLE
PAUSE NEGATE AGLI OPERAI ! La storia del ricco epulone non ha insegnato
nulla perché chi e morto non può tornare per avvisare i parenti !
Mb 05.04.12; 29.03.13; |
|
Archivio personale online di Marco BAVA
OPINIONI ai sensi art.21 Costituzione
per un nuovo modello di sviluppo
UDIENZE PUBBLICHE
IN CORSO
1) PROCESSO
IPI-COPPOLA: IL 23.06.11 TRIBUNALE TORINO
1^SEZ.PENALE HA SANCITO LA SUA INCOMPETENZA TERRITORIALE SPOSTANDO LA
COMPETENZA SU MILANO IN CUI SI CELEBRERA' IL PROCESSO QUANDO SARA'
RESO NOTO.
IPI 25.02.13
Ipi: verso la dichiarazione di prescrizione
aggiotaggio Coppola
Borsa Italiana
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 25 feb - Si avvia a una dichiarazione di
prescrizione il processo al tribunale di Milano a carico di Danilo
Coppola e ...
2)il
28.03.14
CONTINUA a ROMA il
processo Coppola-SEGRE+ALTRI MI SONO COSTITUITO parte civile come azionista
di minoranza BIM.
3) IL 15.01 15
CONTINUA A ROMA IL PROCESSO CONTRO GERONZI E CRAGNOTTI PER ESTORSIONE NEI
CONFRONTI DI PARMALAT .
4) Processo Fondiaria SAI - S.LIGRESTI- TORINO - 09.01.15
5) Processo MPS SIENA MI IN ATTESA DI ASSEGNAZIONE
6) Processo Premafin MI 10.02.15
|
LA mia
CONTROINFORMAZIONE ECONOMICA e' CONTRO I GIOCHI DI POTERE,
perche' DIO ESISTE, ANCHE SOLO per assurdo.
IL MONDO HA BISOGNO
DI DIO MA NON LO SA, E' TALMENTE CATTIVO CHE IL BENE NON PUO' CHE ESISTERE
FUORI DA QUESTO MONDO E DA QUESTA VITA !
PER QUESTO IL MIO
MESTIERE E' CAMBIARE IL MONDO !
LA VIOLENZA DELLA
DISOCCUPAZIONE CREA LA VIOLENZA DELLA RECESSIONE, con LICIO GELLI che
potrebbe stare dietro a Berlusconi.
IL GOVERNO DEGLI
ANZIANI, com'e' LICIO GELLI, IMPEDISCE IL CAMBIAMENTO perche' vetusto
obsoleto e compromesso !
E' UN GIOCO AL
MASSACRO dell'arroganza !
SE NON CI FOSSERO I
SOLDATI NON CI SAREBBE LA GUERRA !
TU SEI UN SOLDATO ?
COMUNICAMI cio'
pensi !
email
|
Riflessioni ....
Sopravvaluta sempre il tuo avversario , per poterlo vincere.Mb
15.05.13
Torino 08.04.13
Il
mio paese l'Italia non crede nella mia teoria economica del valore che
definisce
1)
ogni prodotto come composto da energia e lavoro:
Il
costo dell'energia può tendere a 0 attraverso il fotovoltaico sui tetti. Per
dare avvio la volano economico del fotovoltaico basta detassare per almeno
20 anni l'investimento, la produzione ed il consumo di energia fotovoltaica
sui tetti.
2)
liberalizzazione dei taxi collettivi al costo di 1 euro per corsa in modo
tale da dare un lavoro a tutti quelli che hanno un 'auto da mantenere e non
lo possono piu fare per mancanza di un lavoro; ed inoltre dare un servizio a
tutti i cittadini.
3)
tre sono gli obiettivi principali della politica : istruzione, sanita',
cultura.
4)
per la sanità occorre un centro acquisti nazionale ed abolizione
giorni pre-ricovero.
vedi PRESA DIRETTA 24.03.13
chi e' interessato mi scriva .
Suo. MARCO BAVA
I rapporti umani, sono tutti unici e
temporanei:
- LA VITA E' : PREGHIERA, LAVORO E
RISPARMIO.(02.02.10)
- Se non hai via di uscita, fermati..e
dormici su.
- E' PIU' DIFFICILE SAPER
PERDERE CHE VINCERE ....
- Ciascun uomo vale in funzione delle
proprie idee... e degli stimoli che trova dentro di se...
- Vorrei ricordare gli uomini piu' per
quello che hanno fatto che per quello che avrebbero potuto fare !
- LA VERA UMILTA' NON SI DICHIARA
MA SI DIMOSTRA, AD ESEMPIO CONTINUANDO A STUDIARE....ANCHE SE PURTROPPO
L'UNIVERSITÀ' E' FINE A SE STESSA.
- PIU' I MEZZI SONO POVERI X
RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO, PIU' E' CAPACE CHI LO RAGGIUNGE.
- L'UNICO LIMITE AL PEGGIO E' LA MORTE.
- MEGLIO NON ILLUDERE CHE DELUDERE.
- L'ITALIA , PER COLPA DI BERLUSCONI
STA DIVENTANDO IL PAESE DEI BALOCCHI.
- IL PIL CRESCE SE SI RIFA' 3 VOLTE LO
STESSO TAPPETINO D'ASFALTO, MA DI FATTO SIAMO TUTTI PIU' POVERI ALMENO 2
VOLTE.
- LA COSTITUZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO
E QUELLA ITALIANA GARANTISCONO GIA' LA LIBERTA', QUANDO TI DICONO
L'OVVIETÀ' CHE SEI LIBERO DI SCEGLIERE E' PERCHE' TI VOGLIONO
IMPORRE LE LORO IDEE. (RIFLESSIONE DEL 10.05.09 ALLA LETTERA DEL CARDINALE
POLETTO FATTA LEGGERE NELLE CHIESE)
- la vita eterna non puo' che esistere
in quanto quella terrena non e' che un continuo superamento di prove
finalizzate alla morte per la vita eterna.
- SOLO ALLA FINE SI SA DOVE PORTA
VERAMENTE UNA STRADA.
- QUANDO NON SI HANNO ARGOMENTI
CONCRETI SI PASSA AI LUOGHI COMUNI.
- L'UOMO LA NOTTE CERCA DIO PER AVERE
LA SERENITA' NOTTURNA (22.11.09)
- IL PRESENTE E' FIGLIO DEL PASSATO E
GENERA IL FUTURO.(24.12.09)
- L'ESERCIZIO DEL POTERE E' PER
DEFINIZIONE ANDARE CONTRO NATURA (07.01.10)
-
L’AUTO ELETTRICA FA SOLO PERDERE TEMPO E
DENARO PER ARRIVARE ALL’AUTO AD IDROGENO (12.02.10)
-
BERLUSCONI FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI (17.03.10)
-
GESU' COME FU' TRADITO DA GIUDA , OGGI LO E' DAI TUTTI I PEDOFILI
(12.04.10)
- IL DISASTRO DELLA
PIATTAFORMA PETROLIFERA USA COSA AVREBBE PROVOCATO SE FOSSE STATA UNA
CENTRALE ATOMICA ? (10.05.10)
- Quante testate
nucleari da smantellare dovranno essere saranno utilizzate per l'uranio
delle future centrali nucleari italiane ?
-
I
POTERI FORTI DELLE LAUREE HONORIS CAUSA SONO FORTI PER CHI LI
RICONOSCE COME TALI. SE NON LI SI RICONOSCE COME FORTI SAREBBERO
INESISTENTI.(15.05.10)
-
L'ostensione della Sacra Sindone non puo' essere ne' temporanea in quanto
la presenza di Gesu' non lo e' , ne' riservata per i ricchi in quanto "e'
piu' facile che in cammello passi per la cruna di un ago ..."
-
sapere x capire (15.10.11)
-
la patrimoniale e' una 3^ tassazione (redditi, iva, patrimoniale)
(16.10.11)
L'obiettivo di questo
sito e una critica
costruttiva PER migliorare IL Mondo .
-
PACE NEL MONDO
- BENESSERE
SOCIALE
- COMUNIONE DI
TUTTI I POPOLI.
- LA DEMOCRAZIA
AZIENDALE
|
L'ASSURDITÀ' DI QUESTO MONDO , E' LA PROVA
CHE LA NOSTRA VITA E' TEMPORANEA , OLTRE ALLA TESTIMONIANZA DI GESU'.
15.06.09 |
DIO CON I PESI CI DA ANCHE LA FORZA PER
SOPPORTALI, ANCHE SE QUALCUNO VORREBBE FARMI FARE LA FINE DI GIOVANNI IL
BATTISTA (24.06.09) |
- GESU' HA UNA
DELLE PAGINE PIU' POPOLARI SU FACEBOOK...
http://bit.ly/qA9NM7
The InQuisitr -
La pagina Facebook "Jesus Daily" è popolarissima e più seguita perfino di
quella di Justin Bieber. Con 4 o 5 posts al giorno, le "parole di Gesù"
servono a incoraggiare la gente, racconta il Dr. Aaron Tabor, responsabile
della pagina. Altre due pagine Facebook cristiane fanno parte della top 20
delle pagine più visitate del social network.
06.09.11
|
Annuncio Importante
che ha causato la nostra temporanea interruzione !
Cari
Utenti
Questo e' il messaggio che non avrei mai voluto scrivere... ma purtroppo
devo mettervi al corrente dei fatti: HelloSpace chiudera'.
E purtroppo non e' un pesce d'aprile fuori periodo, ma la dura verita'.
E' stato bello vederlo crescere e con esso veder crescere i vostri siti,
vedere le vostre idee prendere vita, vedere i nostri impegni concretizzati
in questo fantastico progetto. Ma come ben sapete, qualsiasi cosa ha un
inizio ed una fine. E quella di HelloSpace sta arrivando, nonostante nessuno
lo avesse immaginato (me compreso), o almeno non ora.
Non scendo nei dettagli delle motivazioni che mi hanno condotto a questa
decisione, ma vi assicuro che prima di prenderla ho valutato tutte le
possibili alternative...
Il nostro progetto, come ben sapete, e' nato gratuito per voi utenti finali,
tuttavia ci comportava delle spese che sono via via cresciute.
Tutto questo grazie al circuito di banner adsense, che ci permetteva di
pagarci le risorse necessarie per far si che HelloSpace 'vivesse'.
Cio' che e' successo e' adsense ha bannato, senza voler sentir ragione
alcuna, nonostante svariate richieste di rivalutazione e di spiegazioni,
l'intero dominio. Distruggendo cosi' il futuro di quel progetto per il quale
abbiamo passato ore e ore, notti e notti, a programmare, configurare,
testare, reingegnerizzare...
Non mi resta molto da aggiungere, se non invitarvi a fare una copia di tutti
i vostri contenuti (file e db) ENTRO
IL 6 DICEMBRE.
Desidero ringraziare infine tutte le persone che, in un modo o nell'altro,
hanno contribuito a farci crescere.
Grazie,
Giuseppe - Tommaso
HelloSpace.net
io non so quanto tutto cio sia vero di fatto mi sta creando
un disagio che ho risolto con l'apertura in contemporanea di un nuovo sito
parallelo a questo :
www.marcobava.it
|
IL BAVAGLIO della Fiat nei miei
confronti:
IN DATA ODIERNA HO RICEVUTO:
Nell'interesse di Fiat spa e delle Societa' del gruppo, vengo
informato che l'avv.Anfora sta monitorando con attenzione questo sito.
Secondo lo stesso sono contenuti in esso cotenuti offensivi e
diffamatori verso Fiat ed i suoi amministratori. Fatte salve iniziative
autonome anche davanti
all'Autorita' giudiziaria, vengo diffidato dal proseguire in tale
attivita' illegale"
Ho aderito alla richiesta dell'avv.Anfora, veicolata
dal mio hosting, ricordando ad entrambi le mie tutele costituzionali
ex art.21 della Costituzione, per tutelare le quali mi riservo
iniziative esclusive
dinnanzi alla Autorita' giudiziaria COMPETENTE.
Marco BAVA 10.06.09
|
|
TEMI SUL TAVOLO
IN QUESTO MOMENTO: |
SE VUOI COMPERARE IL LIBRO SUL SUICIDIO
SOSPETTO
DI EDOARDO AGNELLI A 10 euro manda email all'editore
(info@edizionikoine.it)
indicando che hai letto questo prezzo
su questo sito , indicando il tuo nome cognome
indirizzo codice
fiscale ti verrà inviato per contrassegno che pagherai
alla consegna. |
TUTTO DEVE PARTIRE DALL'OMICIDIO PREMEDITATO DI
EDOARDO AGNELLI come dimostra
l'articolo sotto riportato:
È PIENA GUERRA TRA ACCUSE, SOSPETTI, RICORSI IN
TRIBUNALE E CONTI CHE NON TORNANO NELLE FONDAZIONI CHE CUSTODISCONO IL
TESORO DI FAMIGLIA
Ettore Boffano
e Paolo
Griseri per "Affari&Finanza"
di "Repubblica"
È una storia di
soldi, tantissimi soldi. Almeno 2 miliardi di euro secondo la versione più
moderata tra quelle che propone Margherita Agnelli; un miliardo e 100
milioni a sentire invece il suo ex legale svizzero, Jean Patry, che
contribuì a redigere a Ginevra il "patto successorio" del 2004 con
la madre
Marella Caracciolo.
Per l'Agenzia delle entrate di Torino, poi, i primi accertamenti indicano
una cifra minore, non coperta però dallo "scudo fiscale": 583 milioni. Somma
che Margherita non ha mai negato di aver ricevuto, ma lasciando un usufrutto
di 700mila euro al mese alla madre e contestando davanti al tribunale di
Torino il fatto che quel denaro, depositato all'estero su una decina di
trust offshore, sia davvero tutto ciò che le spettava del tesoro personale
del "Signor Fiat".
È
anche la storia di una pace che non c'è mai stata, di una serenità familiare
minata. E minata probabilmente ben prima di quel 24 gennaio 2003, quando
all'alba Torino apprese che il "suo" Avvocato se n'era andato per sempre.
Dissensi cominciati tra la fine degli anni ‘80 e l'inizio degli anni '90:
Margherita e il fratello Edoardo (poi suicidatosi il 15 novembre 2000)
capiscono che non saranno loro a succedere al padre alla guida della
famiglia e della Fiat.
Altri nomi e altre
investiture sono già pronte: quella di Giovannino Agnelli, figlio di
Umberto, come amministratore, e addirittura del giovanissimo John "Jaki"
Elkann, il primogenito di Margherita, come futuro titolare della società
"Dicembre" e della quota del nonno nell'accomandita di famiglia,
la "Giovanni
Agnelli & C. Sapaz".
L'amarezza di quei
giorni e gli scontri in famiglia restano coperti dalla riservatezza, più
regale che borghese, abituale alla prima dinastia industriale italiana. Ma
nel segreto i tentativi di risolvere una lite strisciante, che guarda già
alla futura eredità, vanno avanti anche se con scarsi risultati.
E
sempre inseguendo la speranza della "pace familiare". Alla pace, infatti, si
ispira il nome suggestivo di una fondazione, "Colomba Bianca", che Agnelli
ordina ai suoi collaboratori di costituire nel
1999 a
Vaduz, quando
la figlia
Margherita protesta per i "tagli" che Gianluigi Gabetti, il
finanziere di famiglia, ha imposto alla "lista delle spese" annuale per il
mantenimento suo e degli otto figli (i tre avuti dal primo matrimonio con
Alain Elkann e i cinque nati dall'unione con il conte Serge de Pahlen).
"Colomba Bianca" è dotata di 100 milioni di dollari. «È la nostra cagnotte
(la mancia che al casinò si dà al croupier, ndr)», spiega Margherita al
fratello Edoardo, ma poi scopre che ancora una volta la gestione dei soldi è
saldamente in mano a Gabetti. Approfittando delle vacanze estive, allora,
Margherita trasferisce tutto il denaro sui suoi conti, scatenando l'ira dei
consulenti del padre.
E sempre la pace
che non c'è, insidiata dalla tempesta, è richiamata anche nel nome del trust
offshore "Alkyone", una fondazione di Vaduz che costituisce il capolavoro di
ingegneria finanziaria di Gabetti e dell'«avvocato dell'Avvocato», Franzo
Grande Stevens. Essa è stata fondata il 23 marzo del 2000, proprio con lo
scopo di governare l'eredità di Gianni Agnelli. Il nome è una citazione
dalla mitologia greca: ricorda la storia di Alcione figlia di Eolo, re dei
venti. Trasformata in uccello, ottenne da Zeus che il mare si placasse per
farle deporre le uova sulla spiaggia. I sofisticati statuti e regolamenti di
"Alkyone" dicono che essa avrebbe dovuto conservare, fuori dalle tempeste
familiari, il patrimonio estero di Gianni Agnelli. I "protector" e cioè i
gestori erano Gabetti, Grande Stevens e il commercialista elvetico Siegfried
Maron.
PATTO
2004 CON CUI MARELLA E MARGHERITA AGNELLI RINUNCIARONO A OGNI PRETESA
Ecco, è proprio
qui, in quel "paradiso fiscale" di Vaduz inutilmente intitolato al pacifico
mito di Alcione, che bisogna cercare i dettagli della "guerra degli Agnelli"
in scena, da qualche mese, anche negli uffici dell'Agenzia delle Entrate
subalpina e, per una storia collaterale, nella procura della Repubblica di
Milano.
Così come i tre protector di "Alkyone sono le persone che Margherita indica
come "gestori" del patrimonio personale del padre e che ha citato a giudizio
(assieme alla madre) per ottenere il rendiconto della «vera eredità». Una
saga complicata e dolorosa e che Margherita ha affidato, oltre al tribunale,
anche a un libro di 345 pagine, scritto in francese da un analista belga ed
ex 007 fiscale della Ue, Marc Hurner, stampato solo in 12 copie con un
titolo molto esplicito: "Les Usurpateurs. L'histoire scandaleuse de la
succession de Giovanni Agnelli" e, in copertina, il disegno del palazzo di
famiglia che oggi a Torino, in corso Matteotti, ospita Exor.
Anni di reciproca
rabbia e di scambi di lettere tra principi del foro che hanno consolidato un
gelo definitivo tra Margherita, la madre e i figli John e Lapo e che,
soprattutto, si sono intrecciati con l'assetto e il controllo del gruppo
ExorFiat. Nella prossima primavera il
giudice torinese
Brunella Rosso dovrebbe pronunciare il primo verdetto, ma è possibile che il
cammino mediatico della "guerra degli Agnelli" prosegua a lungo.
Cerchiamo di capire il perché. Oggi la società "Dicembre", che fa da guida
all'accomandita e al gruppo, è saldamente in mano a John Elkann così come
era in passato per il nonno. Questo assetto è il risultato della strategia
indicata dall'Avvocato.
Il 10 aprile 1996,
infatti, Gianni Agnelli è alla vigilia di un delicato intervento al cuore:
cede tre quote uguali del 24,87 per cento, alla moglie, alla figlia e al
nipote, conservando per sé
il 25 ,38. Alla
sua morte, Marella, Margherita e John salgono ciascuno al 33,33 per cento.
Prima dell'apertura del testamento, però, Marella dona
il 25 ,4 per
cento al nipote, trasformandolo nel socio di maggioranza assoluta con il
58,7.
Quando il notaio
torinese Ettore
Morone legge il testamento, il 24 febbraio 2003, la notizia della donazione
scatena la lite familiare. Nelle disposizioni, Agnelli spartisce solo i beni
immobili in Italia: Margherita sostiene di aver chiesto conto di tutto il
resto, ma di non aver ricevuto risposta. Lo scontro, soprattutto con Gabetti
e Grande Stevens, si fa durissimo: il civilista della famiglia si dimette
dall'incarico di esecutore testamentario e la figlia dell'Avvocato li accusa
di «essersi sostituiti al padre» chiedendo per sé «e per tutti i miei figli,
il ripristino dei miei diritti».
Nel frattempo, entra in possesso di un documento in lingua inglese, il
"Summary of assets", che elenca i beni esteri poi confluiti in "Alkyone":
583 milioni di euro. Dopo una tormentata trattativa, il 18 febbraio 2004
Marella e la figlia, entrambe cittadine italiane residenti in Svizzera e
definite nell'atto "benestanti", stipulano un patto successorio "tombale"
che prevede la rinuncia di Margherita a qualsiasi ulteriore diritto
sull'eredità del padre, su quella della madre e sulle donazioni compiute da
entrambi i genitori a favore di John. Inoltre, cede alla madre sia la quota
di "Dicembre" sia la partecipazione nell'accomandita. La pace sembra davvero
essere ritornata e a settembre Margherita partecipa al matrimonio del figlio
con Lavinia Borromeo.
Ma il mito di Alcione resiste poco. In cambio delle rinunce, infatti,
Margherita ha ottenuto i 583 milioni del "Summary of assets", i beni
immobili e la collezione d'arte. Una parte del denaro, 105 milioni, però le
è versato in forma "anonima" da
Morgan Stanley
nell'aprile 2007 e la richiesta di informazioni su chi ha dato ordine di
pagare non ha esito. Per l'erede dell'Avvocato quella sarebbe la prova che
all'estero esiste altro denaro e che i gestori sono Gabetti, Grande Stevens
e Maron. Una tesi sempre contestata dai tre: Margherita e i suoi legali,
infatti, non sono stati in grado di indicare un mandato scritto.
Il 27 giugno
2007, l
'avvocato Girolamo Abbatescianni e il suo collega svizzero Charles Poncet
avviano la causa per ottenere il rendiconto: secondo Margherita ci sarebbero
altri beni da dividere. Solo in via subordinata, invece, si chiede di
dichiarare nullo il patto successorio svizzero che viola il codice civile
italiano. Nel corso delle udienze e delle schermaglie procedurali, la difesa
di Margherita giunge anche a quantificare il presunto ammanco nel cespite
ereditario. Circa un miliardo e 400 milioni di euro, frutto di quella che
Marc Hurner ribbattezza "l'Opa pur rire" (
la finta Opa ).
Si tratta della
clamorosa operazione finanziaria lanciata nel 1998 dall'Ifi sulla società
"gemella" del Lussemburgo, "Exor Group", attraverso prima la raccolta di un
maxidividendo e poi l'acquisto con un prestito della Chase Manhattan Bank.
Secondo Hurner, i veri beneficiari dell'Opa sarebbero i "soci anonimi" di
"Exor Group" rappresentati da fiduciarie dietro le quali potrebbe esserci, a
detta dell'analista, un unico proprietario: Gianni Agnelli. L'utile di
quell'operazione sarebbe ciò che ancora manca all'eredità.
Anche questa
ricostruzione è sempre stata contestata in toto dai legali dei presunti"
gestori" e, all'inizio dell'estate scorsa, il giudice Rosso ha respinto la
richiesta degli avvocati di Margherita di ascoltare testi e di compiere
accertamenti bancari. Nell'udienza di giovedì scorso, i nuovi legali di
Margherita (Andrea e Michele Galasso e Paolo Carbone) hanno rovesciato la
precedente impostazione chiedendo, oltre al rendi• conto, anche la nullità
del patto successorio.
Ora il giudice dovrà decidere se questa istanza è ancora proponibile e,
soprattutto, se le convenzioni giuridiche tra Italia e Svizzera le
impediscano di pronunciarsi sul documento elvetico visto che, 'nel giugno
scorso, Marella ha chiesto al tribunale di Ginevra di confermarne
la validità. Se
però fosse accolta la tesi di Margherita, allora tornerebbe in discussione
tutto il sistema di donazioni che consente al figlio John la guida
istituzionale della galassia Fiat.
Le ultime possibili
sorprese sull'intera saga potrebbero poi venire dalla procura di Milano, che
sta indagando su una querelle tra due ex legali di Margherita, Poncet ed
Emanuele Gamna, e sulla maxiparcella da 25 milioni di euro percepita da
quest'ultimo assieme al collega Patry.
L'escalation
giudiziaria su chi potesse manovrare quelle ingenti somme alI'estero dopo la
morte di Agnelli va di pari passo con le indagini fiscali ordinate
quest'estate dal ministro Giulio Tremonti (c'è il rischio di una sanzione
pari a tre volte i 583 milioni del "Summary of Assets"). E sarà su questi
due fronti, più che ormai nella causa civile di Torino, che si giocherà il
finale di partita per il tesoro dell'avvocato.
WSJ:
LA LUCE
INDESIDERATA SUGLI AGNELLI...
Da "Il Riformista" - Ieri il "Wall Street Journal" ha pubblicato un articolo
in cui si riportano gli ultimi avvenimenti legati alla successione
dell'impero economico della famiglia Agnelli. Il titolo dice: la causa, luce
indesiderata sulla famiglia della Fiat. Dopo la morte dell'Avvocato, scrive
il "Wsj", alla figlia Margherita è stato tenuto nascosto un patrimonio «in
denaro e in beni per più di un miliardo di euro (un miliardo e mezzo di
dollari) sparsi in diversi conti bancari e compagnie di investimento fuori
dall'Italia».
L'articolo fa
presente che Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Siegfried Maron
dicono «di essersi solo occupati degli affari di Agnelli e di non sapere
nulla di presunte somme mancanti» e spiega che la vicenda «sta appassionando
la nazione che una volta considerava Gianni Agnelli in suo re non
ufficiale».
Secondo il
giornale,
qualcuno sosterrebbe che la disputa ha scalzato il nome di Agnelli dal
piedistallo: «È la prova che la dinastia è finita, dice il sindacalista
Giorgio Airaudo». Dopo aver ricordato che oggi la famiglia ha una nuova
leadership in «mister Elkann», che non ha voluto commentare la causa di sua
madre con il quotidiano, il Wsj cita anche il sindaco di Torino, Sergio
Chiamparino, quando dice che «la gente al bar non parla del processo, ma di
Marchionne a Detroit, e di come questo porterà lavoro».
[19-11-2009]
|
grazie a Dio , non certo a Jaky, continua la ricerca della
verità sull'omicidio di Edoardo Agnelli , iniziata con i libri di Puppo e
Bernardini, il servizio de LA 7, e gli articoli di Visto, ora il Corriere e
Rai 2 , infine OGGI e Spio , continuano un percorso che con l'aiuto di Dio
portera' prima di quanti molti pensino alla verita'. Mb -01.10.10 |
edoardo
agnelli |
IL 15.11.2000 E' MORTO EDOARDO
AGNELLI senza alcuna ragione VERA
E' NOTORIO CHE LA
MORTE DI EDOARDO AGNELLI E' UN MISTERO.
EDOARDO AGNELLI PER ME NON SI E SUICIDATO e non
sono state fatte indagini sufficienti sulla sua morte, ad iniziare
dalla mancanza dell'autopsia.
PERCHE' LE LETTERE DI EDOARDO: poiche' non e'
stata fatta chiarezza sulla sua morte cerco di farne sulla SUA VITA.
PERCHE' era contro i giochi di
potere che prima ti blandiscono, poi ti escludono , infine ti eliminano !
CLICCA QUI PER
SCARICARE
LE LETTERE DI EDOARDO...CADUTO
NEL POSTO SBAGLIATO !
PER AVERE ALTRE INFORMAZIONI CLICCA QUI
O QUI
Se diranno che anche io mi sono suicidato non
ci credete, cosi pure agli incidenti
mortali ...potrebbero non essere causali e
dovuti alla GRANDE vendetta.
LA DICEMBRE
società semplice e' il timone di comando del gruppo Elkan.
Come scrive
Moncalvo nel suo libro AGNELLI SEGRETI da pag.313 in poi, attraverso la
Dicembre Grande Stevens controlla di fatto Jaky e la figlia di Grande
Stevens Cristina ne prenderà il controllo quando Jaky morirà mentre ai
suoi figli verrebbe liquidata solo la quota patrimoniale nominale.
La proposta di
società ad Edoardo nel 1984-86 non si sa come sia cambiata
statutariamente in quanto il documento del mio link
http://www.marcobava.it/DICEMBRE/DICEMBRE%201984.pdf
e' l' unico che
sia stato dato ad Edoardo sino al 2000 quando fu ucciso proprio perche'
non voleva ne' accettare l' esclusione dalla Dicembre ne' di
condividerla con Grande Stevens padre e figlia , Gabetti, e Ferrero
perché estranei, ne' di darne il controllo a Jaky perché inadatto , come
aveva dichiarato al Manifesto con Griseri nel 1998.
Tutto ciò l' ho
detto già anni fa alla giornalista Borromeo cognata di JAKY al fine che
ne parlasse con la sorella, o non ha capito, o ha creduto alle bugie che
le hanno detto per tranqullizzarla.
Io credo che sia
nell 'interesse di tutti che vengano chiariti al più` presto sia il
contenuto dello statuto della dicembre e le conseguenze che ne derivano.
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VIDEO EDOARDO AGNELLI 1 PARTE
-
www.youtube.com/watch?v=bs3bTPhHRUw
21/feb/2010 - Caricato da IslamShiaItalia
Video della
televisione iraniana sulla
tragica fine di Edoardo
Agnelli - I° parte.
http://www.islamshia.org ...
-
www.youtube.com/watch?v=SE83XD2ykFo
20/nov/2011 - Caricato da Maggini-Malenkov
Iran/
Italia; si celebra l'anniversario del martirio di Edoardo
Agnelli Teheran -
Oggi 16 ... You
need Adobe Flash Player to watch this video.
http://www.youtube.com/watch?v=aASbXZKsSzE
|
LIBRI
SULL’OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI
www.detsortelam.dk
www.facebook.com/people/Magnus-Erik-Scherman/716268208
ANTONIO
PARISI -I MISTERI DEGLI AGNELLI - EDIT-ALIBERTI-
|
Continua la
saga della famiglia ne "I misteri di Casa Agnelli".
Il giornalista
Antonio Parisi, esce con l'ultimo pamphlet sulla famiglia più importante
d'Italia, proponendo una serie di curiosità ed informazioni inedite
Per dieci anni
è stato lasciato credere che su Edoardo Agnelli, precipitato da
un cavalcavia di ottanta metri, a Fossano, sull'Autostrada Torino -
Savona, fosse stata svolta una regolare autopsia.
Anonime
“fonti investigative” tentarono in più occasioni di screditare il
giornalista Antonio Parisi che raccontava un’altra versione. Eppure
non era vero, perché nessuna autopsia fu mai fatta.
Ora Parisi,
nostro collaboratore, tenta di ricostruire ciò che accadde quel
giorno in un’inchiesta tagliente e inquietante, pubblicando nel libro
“I Misteri di Casa Agnelli”, per la prima volta documenti ufficiali,
verbali e rapporti, ma anche raccogliendo testimonianze preziose e che
Panorama di questa settimana presenta.
Perché la
verità è che sulla morte, ma anche sulla vita, dell’uomo destinato a
ereditare il più grande capitale industriale italiano, si
intrecciano ancora tanti misteri. Non gli unici però che riguardano
la famiglia Agnelli.
Passando
dalla fondazione della Fiat, all’acquisizione del quotidiano “La
Stampa”, dalla scomparsa precoce dei rampolli al suicidio in una
clinica psichiatrica di Giorgio Agnelli (fratello minore
dell’Avvocato), dallo scandalo di Lapo Elkann, fino alla lite
giudiziaria tra gli eredi, Antonio Parisi sviscera i retroscena
di una dinastia che, nel bene o nel male, ha dominato la scena del
Novecento italiano assai più di politici e governanti.
Il volume edito
per "I Tipi", di Aliberti Editore, presenta sia nel testo che
nelle vastissime note, una miniera di gustose e di introvabili notizie
sulla dinastia industriale più importante d’Italia.
|
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Mondo AGNELLI :
Cari amici,
Grazie mille per vostro aiuto con la
stesura di mio libro. Sono contenta che questa storia di Fiat e Chrysler ha
visto luce. Il libro e’ uscito la settimana scorsa, in inglese. Intanto e’
disponibile a Milano nella librerie Hoepli e EGEA; sto lavorando con la
distribuzione per farlo andare in piu’ librerie possibile. E sto ancora
cercando la casa editrice in Italia. Intanto vi invio dei link, spero per la
gioia in particolare dei torinesi (dov’e’ stato girato il video in You Tube.
)
http://www.youtube.com/watch?v=QLnbFthE5l0
Thanks again,
Jennifer
Un libro che riporta palesi falsita'
sulla morte di Edoardo Agnelli come quella su una foto inesistente con
Edoardo su un ponte fatta da non si sa chi recapitata da ignoto ad ignoti.
Se fosse esistita sarebbe stata nel fascicolo dell'inchiesta. Intanto anche
grazie a queste salsita' il prezzo del libro passa da 15 a 19 euro!
www.marcobava.it |
Trovo strano che esista questa foto, fuori dal fascicolo d’indagine e di cui
Jennifer non ha mai parlato con me da cui ha ricevuto tutto il fascicolo e
molti altri documenti ! Mb
1- A 10 ANNI DALLA
MORTE DELL’AVVOCATO, UN LIBRO FA A PEZZI QUALCHE SANTINO FIAT - 2- MARPIONNE
CHE PIANGE PER LO SPOT CHRYSLER? MA MI FACCIA IL PIACERE! LUI DICE SEMPRE
CHE STA PER PIANGERE, MA NESSUNO L’HA MAI VISTO IN LACRIME. DI SOLITO FAR
PIANGERE GLI ALTRI (CHIEDERE A LAURA SOAVE, MAMMA DELLA 500 LICENZIATA IN
TRONCO O AL SINDACALISTA RON GETTELFINGER INSULTATO DALL’IMPULLOVERATO CON
UNA FRASE DA SCHIAFFI: “I SINDACATI DEVONO ABITUARSI A UNA CULTURA DELLA
POVERTÀ”) - 3- E POI GLI ULTIMI GIORNI DI EDOARDO, A CUI NON VIENE DATO IL
NUMERO DEL CELLULARE DEL PADRE. INGRASSATO, PAZZO, GLI UNICI AMICI SONO UN
ASSISTENTE SOCIALE E UN VENDITORE DI TAPPETI IRANIANO. PREOCCUPATO DI NON
ARRIVARE ALLA FINE DEL MESE, LEGGE NOSTRADAMUS E AVVERTE TUTTI TRE GIORNI
PRIMA, CONSEGNANDO A SUO PADRE E A UNA PERSONA DI SERVIZIO PARTICOLARMENTE
CARA UNA SUA FOTO. E’ SU UN PONTE DELLA TORINO-SAVONA DA CUI SI BUTTERÀ, UN
LEGGERO SORRISO. “VOGLIO ESSERE RICORDATO COSÌ”, DICE ALLA PERSONA DI
SERVIZIO. MA NESSUNO SE LO FILA -
Michele Masneri per
Rivista Studio (www.rivistastudio.com)
"A Detroit sono rimasti tutti molto stupiti leggendo il mio libro, non
sapevano che in Italia si producono auto dalla fine dell'Ottocento". Lo
racconta a ‘'Studio'' Jennifer Clark, corrispondente per il settore auto di
Thomson-Reuters dall'Italia, fresca autrice di Mondo Agnelli: Fiat,
Chrysler, and the Power of a Dynasty (Wiley & Sons editori, $29.95), primo
dei volumoni in arrivo in libreria per il decennale della morte di Gianni
Agnelli (2013). Il libro è bello, e forse perché non è prevista (per ora)
una pubblicazione italiana, non ha i pudori a cui decenni di "bibliografiat"
(copyright Marco Ferrante, maestro di agnellitudini e marchionnismi) ci
hanno abituati.
E partiamo da Marchionne,
figura che rimane misteriosa, monodimensionale nei suoi cliché più
utilizzati - le sigarette, il superlavoro, l'equivoco identitario
(l'abbraccio del centrosinistra con la definizione fassiniana di
"liberaldemocratico", il ripensamento imbarazzato). L'aneddotica sindacale è
una chiave interessante invece per capirne di più.
Sul Foglio dell'11
febbraio scorso, un magistrale pezzone sabbatico di Stefano Cingolani
(conflitto di interessi: chi scrive collabora col Foglio, mentre Marco
Ferrante è un valente Studio-so) raccontava che Ron Gettelfinger,
indimenticato capo della Uaw, United Auto Workers, il sindacato dell'auto
Usa, alla fine della trattativa lacrime e sangue che ha portato all'accordo
Fiat-Chrysler, in cui i sindacati hanno aderito a condizioni molto
peggiorative in termini di salari e di ore lavorate in cambio di una
partecipazione nell'azionariato della fabbrica, "rifiuta di stringere la
mano al rappresentante della Fiat".
Clark non solo conferma
l'episodio ma gli dà una tridimensionalità. "Tutto vero. Me l'ha confermato
Marchionne stesso. Nelle fasi più dure della trattativa, Gettelfinger e
Marchionne hanno un diverbio. Marchionne, che notoriamente è un negoziatore
ma non un diplomatico, dice una frase precisa: "i sindacati devono abituarsi
a una cultura della povertà". Dice proprio così, "a culture of poverty".
Gettelfinger diventa bianco, più che rabbia è orgoglio ferito e offesa. "Gli
risponde: lei non può chiedere questo a un sindacato. A chi rappresenta
operai che si stanno giocando i loro fondi pensione. Marchionne mi ha detto
di essersi non proprio pentito, ma insomma...".
Sempre coi sindacati,
Clark racconta che col successore di Gettelfinger, General Hollifield,
volano parolacce irripetibili. Hollifield, primo afroamericano a ricoprire
un posto di prestigio nell'aristocrazia sindacale americana (è
vicepresidente della Uaw e delegato a trattare per la Chrysler) è grosso e
aggressivo quanto Gettelfinger è azzimato e composto. La trattativa tra i
due sembra un match tra scaricatori di porto. Con questi presupposti, pare
un po' difficile credere alle voci (riferite dal New York Times e rimbalzate
in Italia) secondo cui l'ad Fiat avrebbe pianto alla visione dello spot
patriottico Chrysler a di Clint Eastwood.
Anche qui Clark spiega una
sfumatura non banale. "No, non sarebbe strano. Marchionne è un uomo molto
emotivo. Non sarebbe la prima volta. Per esempio, quando il presidente Obama
annunciò il salvataggio Chrysler in televisione, Marchionne era in un
consiglio di amministrazione di Ubs a New York. Vede la scena, si commuove e
chiede di uscire dalla sala, per non farsi vedere piangere.
Attenzione, però, perché
Marchionne non usa mai l'espressione "crying". Dice solo: "I almost broke
down". Almost. E al passato. E a rileggere il New York Times, che racconta
di come l'ad Fiat si sia commosso vedendo lo spot insieme ai suoi
concessionari, anche lì si racconta come lui chiede di uscire dalla stanza,
ha gli occhi lucidi. Ma nessuno lo vede poi realmente piangere. "Per lui
piangere è un valore" dice Clark. Piangere va bene, perché significa tenerci
molto a una cosa". Sembra sempre che stia per piangere, ma a ben vedere
nessuno l'ha mai visto in azione. "Sì, è emotivo, ma non è sentimentale".
Famiglia Agnelli
Piangere va bene ma è
meglio se lo fanno gli altri. Come Laura Soave, capo di Fiat Usa, "mamma"
dello sbarco della 500 in America. Per la manager italiana, Marchionne
organizza una strana carrambata. Salone di Los Angeles 2010: Soave decide di
utilizzare per il lancio una gigantografia di una sua vecchia foto da
bambina, in cui lei siede proprio nella storica 500 arancio di famiglia.
Ma Marchionne, a sua
insaputa, e come un autore Rai, fa arrivare da Napoli i suoi genitori, che
appaiono all'improvviso nel bel mezzo dello show. Lei piange, il suo
amministratore delegato è molto soddisfatto. (Poi dopo qualche mese la Soave
verrà licenziata in tronco, episodio frequente nell'epica marchionniana).
À rebours. In fondo il
libro si chiama Mondo Agnelli. Incombe il decennale, tocca fare la fatidica
domanda: differenze-similitudini tra Marchionne e l'Avvocato. "Marchionne è
considerato molto esotico, qui. Lo era già prima, con quei maglioncini e
quell'accento, ma adesso lo è ancora di più con il nuovo look barbuto. Poi
fa battute, scherza con gli operai e coi giornalisti, conosce il suo potere
sui media e lo esercita consapevolmente. In questo è simile all'Avvocato. Ma
anche a Walter Chrysler, il fondatore del gruppo. Poi Si staglia sul
grigiore. Bisogna pensare che come alla Fiat i dirigenti erano tutti
torinesi, qui in Chrysler sono tutti del midwest".
"Però in America pochi si
ricordano di Gianni Agnelli. Ormai le nuove generazioni non sanno nulla.
Devo spiegare che l'Avvocato era amico dei Ford e dei Kennedy per suscitare
qualche vago ricordo. A una presentazione a New York, quando ho detto che la
Fiat è più antica della Ford, la gente era veramente stupita". Nessuno si
immaginerebbe che il Senatore Giovanni Agnelli nel 1906 aprì la sua prima
concessionaria americana a Manhattan, Broadway.
Ma tra i ricordi
agnelliani, la parte più interessante del libro di Jennifer Clark è forse
quella che riguarda gli ultimi giorni di Edoardo, il figlio sfortunato di
Gianni, morto suicida nel 2000. La giornalista Reuters è andata a spulciarsi
le carte della polizia torinese, perché un'inchiesta, per quanto veloce e
riservata, vi fu. I dettagli sono tristi e grotteschi: Edoardo che non ha un
numero privato del padre, e per parlarci deve passare a forza per il
centralino di casa Agnelli; le sue ultime chiamate con il suo uomo di
scorta, Gilberto Ghedini, a cui chiede piccole incombenze, come spostare
l'appuntamento col dentista.
Una telefonata ad Alberto
Bini, una sorta di amico-tutore che da dieci anni lo segue giornalmente dopo
l'arresto per droga in Kenya nel 1990. Le conversazioni quotidiane di
teologia islamica con Hussein, mercante iraniano di tappeti di stanza a
Torino. È molto preoccupato per le sue finanze, cosa di cui mette al
corrente il cugino Lupo Rattazzi, incredulo.
Manda qualche mail (le
password dei suoi account, come ricostruisce l'indagine della polizia, sono
"Amon Ra", "Sun Ra" e "Jedi"). L'ultimo file visualizzato sul suo computer è
una pagina web su Nostradamus. Poi, la lenta preparazione: per tre giorni di
fila, Edoardo si alza presto, si veste accuratamente, guida la sua Croma
blindata fino al ponte sulla Torino-Savona da cui si butterà il 15 novembre.
Tre giorni prima, consegna a suo padre e a una persona di servizio
particolarmente cara una sua foto. E' su un ponte, con un vestito formale,
un leggero sorriso. "Voglio essere ricordato così", dice alla persona di
servizio.
|
SE VUOI COMPERARE IL
LIBRO SUL SUICIDIO SOSPETTO DI EDOARDO AGNELLI A 10 euro manda email
all'editore (info@edizionikoine.it)
indicando che hai letto questo prezzo su questo sito , indicando il tuo nome
cognome indirizzo codice fiscale , il libro ti verrà inviato per
contrassegno che pagherai alla consegna. |
TORINO 24.09.10
GENTILE SIGNOR DIRETTORE GENERALE
RAI
CONSIDERAZIONI SULLA TRASMISSIONE
DI MINOLI LA STORIA SIAMO NOI SU “EDOARDO AGNELLI” DEL 23.09.10.
1)
Minoli dichiara più volte che intende fare
chiarezza per chiudere il caso, ma senza un vero e proprio confronto-analisi
verifica sulla compatibilità degli elementi con il suicidio in quanto :
a)
dall’esame esterno effettuato dal dott. Ellena
e dopo consultazione del Manuale di Medicina Legale – Macchiarelli-Feola
(che attualmente è il migliore in commercio), oltre che di altri libri di
medicina legale un po’ più datati possono formulare le seguenti
considerazioni:
“E’ esperienza comune come
possano osservarsi lesioni più gravi in caso di precipitazione di un corpo
di peso relativamente esiguo (ad esempio di un bambino) da un’altezza non
eccessivamente elevata (1° o 2° piano di un palazzo) quando l’impatto si
verifichi contro la superficie dura di un cortile o di un selciato, rispetto
a quelle rilevabili in caso di precipitazione del corpo di un soggetto
adulto (dunque di peso maggiore) da un’altezza superiore ai 10 metri su
neve, terreni erbosi e sabbiosi o in acque sufficientemente profonde”
“L’arresto del corpo nella
sede di impatto non è accompagnato da un arresto simultaneo di tutti gli
organi interni, i quali proseguono per inerzia il loro movimento subendo
lacerazioni o distacchi a livello dell’apparato di sostegno”
“Nel caso di
precipitazioni su tutta la lunghezza del corpo (tipica delle grandi
altezze), è comune la presenza di fratture costali multiple e dello sterno,
fratture degli arti (monolaterali in caso di impatto al suolo su un fianco),
del cranio e del bacino. Si associano invariabilmente gravi lesioni interne
da decelerazione,oppure provocate da monconi ossei costali procidenti nella
cavità toracica”
“Le lesioni esterne
cutanee sono di norma di scarsa entità. Quando rilevabili sono
caratterizzate da contusioni, ferite lacere e lacero-contuse che si
producono soprattutto quando il corpo, nella caduta, incontra ostacoli
intermedi (ringhiere, fili tesi, cornicioni, rami d’albero.
Talora la presenza di
indumenti pesanti può far mancare o può attenuare le lesioni cutanee da
impatto diretto contro la superficie d’arresto”
Nell’esame esterno, il
dott. Ellena riscontrava le seguenti lesioni:
-
Capo: ferite diffuse al capo e al volto con lacerazioni cutanee profonde. In
sede frontale sn frattura cranica con piccola breccia e fuoriuscita di
modesta quantità di encefalo. Frattura ossa nasali.
Tali lesioni sono indice
di una caduta con la faccia a terra, quindi con il corpo riverso bocconi.
-
Torace: escoriazioni multiple. Escoriazione ad impronta (collana) alla base
del collo. Fratture costali multiple maggiori a sn.
Cosa c’entra
l’escoriazione a collana alla base del collo? L’escoriazione è un fenomeno
vitale (tentativo di strangolamento?)
-
Addome: escoriazioni multiple
L’escoriazione è
normalmente conseguente ad uno strisciamento di un corpo contundente contro
la cute. Come possono essersi formate delle escoriazioni sull’addome in un
soggetto precipitato e, per di più, vestito?
-
Arto superiore dx: minima escoriazione al polso ed al palmo della mano.
Può essere compatibile con
una caduta di questo tipo
-
Arto superiore sn: ferita perforante dorso avambraccio. FLC multiple alla
mano sn faccia mediale esterna.
Come se le è procurate?
Era vestito con le maniche lunghe?
Deve esserci una
perforazione del vestito oppure la perforazione dall’interno a seguito di
frattura scomposta avambraccio
-
Arto inferiore dx: escoriazioni diffuse faccia mediale interna
Valgono le stesse
considerazioni fatte per l’addome. Oltretutto qui si parla di interno coscia
presumibilmente
-
Arto inferiore sn: frattura femore multiple. Escoriazioni diffuse faccia
mediale esterna.
Da quello che si desume
sembrerebbe che il corpo sia caduto sul lato sinistro. Ma allora è caduto di
faccia o di lato? Perché se è caduto di lato la lesione profonda in sede
frontale sn è incompatibile con una caduta di lato. E poi com’era la
frattura frontale sn? A stampo? E se era a stampo qual è l’oggetto che ha
determinato tale forma di frattura?
-
Varie: Frattura osso mascellare. Otorragia dx. Preternaturalità del capo da
frattura vertebre cervicali.
Osso mascellare quale?
Destro o sinistro? L’otorragia è un segno tipico di traumi cranici gravi. Le
fratture vertebrali cervicali sono segno di una precipitazione cefalica e
sono associate a gravi traumi cranici (es. fratture a scoppio del cranio).
Direi che di materiale ce
n’è abbastanza da chiedere a Garofalo e Testi di ricostruire l’esatta
dinamica della precipitazione.
b)
Il dipendente dell’autostrada non poteva
vedere un bel niente da sopra per il cono d’ombra del ponte , mentre il
pastore poteva vedere tutto perché sotto. Solo che gli orari non collimano .
Quindi un ex-carabinere indica come sua prassi professionale “non affidabili
dei tesi” . Ignora che questo e’ il ruolo del giudice non dell’inquirente ?
E’ per lui qual’e’ la prova scientifica ? la “abbastanza ortogonalità” fra
auto e corpo ? non sa che esistono i gps per cui tale ortogonalità può
essere ricreata ? Inoltre come fa a trarre indicazioni da una scena del
delitto solo fotografata ? Come fa a vedere la tridimensionalità
dell’impronta ? Ed analizzare il sangue? Perché non parla della terra
stretta nelle mani di E.A? Come fa a raccoglierla se muore sul colpo? Da
dove proveniva?
c)
Il medico Testa come fa da una foto ad
individuare i traumi interni ? Se cosi fosse potremmo risparmiare soldi e
radiazioni ! come fa a paragonare la caduta in un aereo a quella da un ponte
? 6 mesi dopo chi e’ stato ritrovato li sotto , ha visto l’autopsia ?
d)
Il cranio di E.A potrebbe essere stato colpito
anche da uno dei tanti sassi presenti sul terreno, visto che la foto
trasmessa ne faceva vedere proprio uno li.
e)
come mai il magistrato prima di chiudere il
caso autorizza il funerale ?
f)
io non ho mai sostenuto che E.A sia stato
buttato giù ma che lui li non sia mai salito ma sia stato trasportato forse
strangolato , viste le echimosi sul collo .
g)
certo lo collana non provoca echimosi perché un
frega cadendo da 73 metri.
2)
autosuggestione non può averla il pastore ma
solo quelli vogliono dare spiegazioni diverse al fine di ignorare i fatti ,
come Gelasio, Lapo, i medici interpellati e l’ex-carabiniere in quanto :
a)
non esistono prove che abbia chiamato gli
amici il giorno prima , per dirgli cosa , a che ora , con che tono ?
b)
inoltre non risulta da alcun atto d’indagine
che in mattinata abbia sentito il padre G.A anche perché proprio il padre
perche Edoardo non lo chiamasse aveva tolto la possibile selezione diretta
dagli interni di Edoardo.
c)
A me stesso Carlo Caracciolo editore gruppo
REPUBBLICA-ESPRESSO, aveva detto che E.A gli aveva telefonato, ma non gli ho
mai creduto in quanto se avesse voluto ricostruire la verità ne aveva tutti
i mezzi ma non lo ha mai voluto fare nonostante io lo abbia chiesto a lui ed
al suo socio De Benedetti per 10 anni !
d)
Gelasio fa un discorso senza logica si commenta
da se !
e)
Ravera ha sbagliato altezza e peso ed ha visto
la buca nel terreno ?
f)
Un impatto a 150 km ora di un auto fatta per
assorbire gli urti la distrugge, il corpo umano no, allora facciamo le auto
senza carrozzeria sono più sicure !
g)
Certo che e possibile scavalcare il parapetto
dell’’autostrada ma dipende dalla forma fisica ed E.A non era in forma
fisica per farlo, se no il dr.Sodero cosa lo curava a fare se non ne avesse
avuto bisogno !
h)
Se E.A per scavalcare il parapetto si fosse
aiutato con l’auto , come dice Sodero, come mai mancavano impronte ? Forse
Testa ha una soluzione anche a questo: la lievitazione magnetica di E.A !
i)
Del tutto illogico il ragionamento di Tiziana :
in preda a stato di esaltazione si butta giu’ ? con giri per 3 giorni ? e
con 2 passaggi ? anche su questa stendiamo un velo pietoso come sul monologo
di Lapo trasmesso senza alcuna pietà umana ! Pur di raggiungere i suoi fini
Minoli da sempre non guarda in faccia a nessuno!
j)
Sodero e Gelasio poi danno 2 chiavi di lettura
opposte : Sodero dice che E.A aveva paura del dolore fisico , e pur
essendo un paracadutista di getta, sapendo che poteva farsi molto male !
Infatti riesce ancora a stringere in un pugno una terra che non si e’ mai
saputo da dove arriva ? Mi ricorda la tesi della pallottola di Kennedy !
k)
Minoli poi afferma che non e’ vero che E.A non
voleva entrare nella Dicembre e che ne chiede di farne parte ?
i.
Se lui non firma un documento non chiede un bel
nulla
ii.
Il documento lo hanno preparato legali e notaio
iii.
Gelasio e Lupo affermano che non voleva entrare
nella Dicembre
iv.
Altro indice di superficiale faziosità di
Minoli che non legge che la Dicembre non e’ una accomandita e non vi sono
tutti gli Agnelli !
v.
Come non corregge neppure l’errore riconosciuto
che Romiti dal 96 al 98 era Presidente Fiat no ad.
vi.
Mi domando chi preparasse a Minoli le
interviste ai potenti dell’economia ! Forse ora non lo assiste piu’ troppo
bravo per lui ?
Concludo quindi
logicamente che mi sembra dimostrato che Minoli non abbia chiarito tutto
anzi la vera incompatibilità e’ fra il suicidio e gli elementi
raffazzonati in modo del tutto approssimativo e confutabile gia’ sopra e
come e quando vuole. Molte cordialita’.
MARCO BAVA
EDOARDO AGNELLI? SOLO
"UN CARATTERE COMPLESSO"...
Ritagliare e incorniciare la bella paginata della Stampa di Torino
dedicata a Edoardo Agnelli (p.21), del quale tocca parlare solo perché
giovedì va in onda un documentario di Minoli su RaiDue. Splendida la
sintesi dei sommarietti. "Il giallo: per anni sono circolate ipotesi di
complotti e teorie su un omicidio". "La conclusione: ma le risposte si
trovano nelle pieghe personali di un carattere complesso". Ah, ecco.
20-09-2010]
|
1-
ALL’INDOMANI DELLA PUNTATA DE "LA STORIA SIAMO NOI" DI MINOLI SCOPPIA IL
FINIMONDO - "ADESSO SI METTONO A CONFUTARE ANCHE LE POCHE COSE SICURE. E
TRA QUESTE CE N’É UNA CHE NESSUNO PUÒ E POTRÀ MAI CONTESTARE: L’AUTOPSIA
SUL CORPO DI - EDOARDO AGNELLI NON VENNE ESEGUITA. NEL VERBALE SI PARLA
DI “ESAME ESTERNO” - 2- TUTTI ERANO CONVINTI DEL SUICIDIO E NON SI
PRESERO IN CONSIDERAZIONE ALTRE IPOTESI. "IL CORPO ERA APPARENTEMENTE
INTATTO, A PARTE UNA FERITA ALLA NUCA" ED È STRANO PER UN CORPO DI CIRCA
120 KG DOPO UN VOLO DI 80 METRI. IL MEDICO AGGIUNGE DI AVER NOTATO UNA
SOLA “STRANEZZA”: "FU DATA L’AUTORIZZAZIONE ALLA SEPOLTURA
IMMEDIATAMENTE" - 3- NON ESISTE LA PROVA CHE SIA STATO GIANNI AGNELLI A
“PREGARE” CHE L’AUTOPSIA NON VENISSE FATTA PROPRIO PER EVITARE DI AVERE
LA CONFERMA UFFICIALE E PUBBLICA CHE SUO FIGLIO ERA UN
TOSSICO-DIPENDENTE E CHE FORSE QUELLA MATTINA ERA IN PREDA ALLA DROGA
Gigi Moncalvo per "Libero"
«Adesso si mettono a confutare anche le poche cose sicure. E tra queste
ce n'é una che nessuno può e potrà mai contestare: l'autopsia sul corpo
di Edoardo Agnelli non venne eseguita. Misteriosamente, incredibilmente,
assurdamente. Ci fu solo un sommario esame medico esterno, durato poco
più di un'ora. Ed eseguito da un medico che venne chiamato dal
Procuratore della Repubblica nonostante in servizio quella tragica
mattina ci fosse un altro medico legale».
E,
altrettanto inspiegabilmente, da parte di qualcuno c'era molta fretta
per avere il nulla osta per la sepoltura in modo da poter portare via al
più presto il cadavere. Fonti vicine alla famiglia - "quella vera di
Edoardo e di Gianni Agnelli, e non quelle che si sono "infilate" in
questa storia senza averne alcun titolo e che sono state intervistate
dalla Rai" che sembra aver volutamente trascurato e ignorato chi sa echi
potrebbe parlare - rispondono con indignazione a una nota dell'Ansa
diffusa nel pomeriggio di ieri.
Nel
dispaccio, che cita anonime «fonti investigative» - che qualcuno fa
risalire a chi quel giorno coordinava e guidava le prime indagini
«soprattutto dall'esterno e che in seguito ha fatto una sfolgorante
carriera...» - si affermano tre cose: l'autopsia venne effettuata, lo fu
«per espressa volontà dell'Avvocato Agnelli», durò «oltre tre ore», fu
un'autopsia accurata «proprio in considerazione del fatto che nulla
doveva essere trascurato», all'esame autoptico era presente il
Procuratore della Repubblica di Mondovì. È difficile trovare una serie
di false affermazioni come in quelle poche righe. Tutto è facilmente
confutabile. Vediamo, attraverso gli atti come andarono veramente le
cose.
NIENTE AUTOPSIA
- Il 23 novembre 2000, otto giorni dopo la morte di Edoardo, il dottor
Mario Ellena, genovese che oggi ha 53 anni, medico presso la ASL 17 di
Savigliano (Cuneo), viene convocato dal Procuratore Bausone per essere
interrogato. Si limita a presentare una breve memoria "a integrazione
del verbale dell'esame esterno del cadavere di Edoardo Agnelli". Nel
verbale dunque si parla di "esame esterno" e non di autopsia. Il medico
nella sua breve memoria, scrive di aver effettuato un primo sopralluogo
a Fossano sotto il viadotto della morte «alle ore 14,30 circa».
«Terminati gli accertamenti sul posto, disponevo il trasferimento della
salma presso l'obitorio comunale di Fossano al fine di effettuare
l'esame esterno del cadavere, conclusosi alle 16,30». La memoria è
composta di appena 17 righe: solo tre dedicate alle cause della morte,
altre quattro il medico le dedica a spiegare che cosa avrebbe "visto"
dentro il corpo di Edoardo se avesse eseguito l'autopsia: «L'eventuale
esame autoptico avrebbe sicuramente evidenziato lesioni viscerali solo
ipotizzabili dall'esame esterno, ma non avrebbe apportato nessun
ulteriore elemento circa l'individuazione della causa di morte che, come
già verbalizzato, è da ricondurre ad un grave trauma cranio-facciale e
toracico in grande precipitato».
Quindi in due precise circostanze, di suo pugno, sotto giuramento e in
una memoria scritta il Dr. Ellena afferma di aver eseguito un semplice
"esame esterno". Non gli importavano altre analisi, altre prove, il
prelievo di campioni, l'accertamento di eventuali sostanze nel sangue.
UN'ORA INVECE DI TRE
- Il
sorprendente dispaccio dell'Ansa parla, addirittura nel titolo, di
un'autopsia durata "oltre tre ore". Non è vero. Lo stesso Dr. Ellena in
un altro documento, stilato il 15 novembre (giorno della morte di
Edoardo) - documento che fa parte del fascicolo della ASL 17 - firma
l'"esito della visita necroscopica eseguita sul cadavere appartenuto in
vita a Agnelli Edoardo". Il medico scrive che «l'esame esterno del corpo
di Edoardo è cominciato alle 15,15 nella camera mortuaria del cimitero.
La morte si ritiene risalga alle ore 11,00 e fu conseguenza di trauma
cranio-facciale e toracico da grande precipitazione».
Dunque alle 14,30 il dr. Ellena ha compiuto il primo sopralluogo sotto
il viadotto, poi è andato alla camera mortuaria, alle 15,15 ha
cominciato l'esame esterno del cadavere, alle 16,30 - come ha scritto
otto giorni dopo nella memoria consegnata in Procura - afferma di aver
terminato. Ha impiegato solo un'ora e un quarto. E non "oltre tre ore".
È davvero portentoso come il dr. Ellena sia riuscito nel breve lasso di
tempo fra le 14,30 e le 15,15 a esaminare il corpo sotto il viadotto,
stilare un primo referto, parlare con gli inquirenti, dare or- dine di
trasferire il cadavere alla "morgue", salire in auto, arrivare nella
camera mortuaria cominciare l'esame necroscopico.
Tutto
è possibile ma tra il luogo della morte e il cimitero di Fossano ci
vogliono almeno venti minuti di auto e i necrofori delle pompe funebri
locali hanno certo corso non poco per raccogliere il cadavere con tutte
le cautele del caso, caricarlo sul furgone, trasportarlo senza troppe
scosse (vista la strada di campagna), scaricarlo al cimitero, portarlo
nella camera mortuaria, stenderlo sul marmo e spogliarlo. Il tutto in
tre quarti d'ora dal viadotto alla morgue. Il dr. Ellena non chiarisce
un altro mistero.
Nel
primo esame del cadavere, stilato dal medico del 118, l'altezza di
Edoardo è indicata in 1,75 metri (anziché 1,90) e il peso in 80 kg
(anziché 120). Ellena conferma anche in un'altra sede che non fu
eseguita l'autopsia. Nell'intervista a Giuseppe Puppo, autore del libro
"Ottanta metri di mistero" (Koinè Edizioni, febbraio 2009), il medico
racconta che venne chiamato molto tardi («dopo l'ora di pranzo», mentre
Edoardo era stato trovato prima delle undici), e arrivò sul posto verso
le 15, anche se nel referto aveva scritto alle 14,30. «Gli inquirenti
della Polizia mi dissero che per loro non c'erano problemi, era tutto
chiaro».
LE STRANEZZE -
Insomma tutti erano convinti del suicidio e non si presero in
considerazione altre ipotesi. «Il corpo era apparentemente intatto, a
parte una ferita alla nuca». Ed è strano per un corpo di circa 120 kg
dopo un volo di 80 metri. Il medico aggiunge di aver notato una sola
"stranezza": «Fu data l'autorizzazione alla sepoltura immediatamente».
Ma l'autopsia venne eseguita o no? «Questo lo deve chiedere al
Magistrato. Il mio compito era quello di eseguire un esame esterno sul
cadavere e di fornire, se possibile, una diagnosi di morte». Già, ma lei
avrebbe potuto consigliare l'autopsia: perché non lo fece?
«Perché gli inquirenti mi sembrarono concordi e sicuri sul suicidio e
perché io non trovai proprio niente di strano, o di contrario». Il
giornalista sottolinea che Edoardo era alto 1,90 ma sul referto c'era
scritto 1,75 e quindi il cadavere non è stato neanche misurato: «Beh, mi
sembra ininfluente. È più che probabile che si sia trattato di una stima
ad occhio... È possibile che mi sia sbagliato... Ma non c'entra niente
con tutto il resto, che è invece importante». Dal libro di Puppo emerge
un altro particolare. Il medico legale in servizio quella mattina era
Carlo Boscardini, 48 anni, specialista in medicina legale, psichiatra
forense, dottore in giurisprudenza.
«Io
non ho eseguito nessun esame e non ho visto il cadavere di Edoardo
Agnelli - dice il medico -. Ero in servizio, il medico di turno viene
chiamato dal magi- strato, il quale, ne può chiamare anche un altro di
sua fiducia. Ero a Fossano, impegnato in colloqui sociosanitari per
delle adozioni. Seppi l'accaduto da alcune telefonate, all'ora di pranzo
e in cuor mio mi preparai ad essere convocato. Invece nessuno mi
chiamò».
E il
dottor Ellena? «Era il mio superiore gerarchico all'ASL di Savigliano.
Fu lui a firmare il certificato di morte, l'esame medico legale. Avendo
evidentemente saputo prima di me dell'accaduto, si precipitò sul posto e
furono affidate a lui le incombenze professionali. Io ho intravisto quel
certificato di morte. Qualche giorno dopo il dottor Ellena venne da me e
mi sventolò i fogli che aveva preparato, chiedendomi se potevo darci
un'occhiata. Mi rifiutai di farlo, dal momento che non ritenevo
opportuno correggere o modificare la relazione di un'ispezione
cadaverica mai eseguita".
Ma
perché non fu eseguita l'autopsia? "Per ché si trattava di Edoardo
Agnelli. Lo chieda al magistrato...». È l'unico che può deciderla. «In
casi simili viene quasi sempre decisa, magari anche per una semplice
precauzione, come a coprirsi le spalle, da parte del magistrato. Ricordo
un caso in cui trovammo un suicida con la pistola in mano, dopo che si
era sparato un colpo in bocca e il magistrato decise lo stesso che
doveva essere eseguita l'autopsia.... Il medico legale non può decidere
l'autopsia, al massimo può suggerirla, altrimenti si deve attenere a
quanto il magistrato dispone».
Edoardo stringe- va tra le mani della terra: è possibile dopo un simile
volo che ci siano ancora funzioni vitali tali da muovere le dita? «Lo
escludo nella maniera più assoluta. Quel luogo, fangoso, può al massimo
attutire i segni evidenti dell'impatto, ma dopo un impatto da una simile
altezza la morte è immediata». Il corpo di Edoardo aveva anche i
mocassini ancora ai piedi? È possibile? «È piuttosto raro. Un paio di
volte ho esaminato cadaveri di persone precipitate in montagna, ebbene
le abbiamo ritrovate senza scarponi nei piedi».
Il
procuratore Bausone, che ha 77 anni ed è in pensione dal giugno 2008, ha
sempre respinto ogni richiesta dei giornalisti di esaminare il fascicolo
sulla morte di Edoardo. In una lettera scrive che «gli atti non possono
essere pubblicati» poiché ancor oggi coperti dal segreto istruttorio.
Noi abbiamo esaminato il fascicolo e il mistero sulla morte e sulle
indagini si infittisce ancora di più...
L'AVVOCATO
- Chi, dunque, ha informato l'ANSA che l'autopsia venne eseguita «per
espressa volontà dell'Avvocato Agnelli», ha inventato tutto. Se
l'autopsia non c'è stata - e lo abbiamo provato - evidentemente non
c'era nemmeno una "espressa volontà", o un "ordine" del papà del
defunto, affinché ciò avvenisse. Se l'Avvocato avesse chiesto un simile
"favore" non è difficile prevedere che sarebbe stato ascoltato. Ma il
problema, in questi casi, non è la volontà o meno del padre del defunto:
è la volontà o meno di fare chiarezza. E c'è da ritenere che non si
volessero aprire i poveri resti di Edoardo ed esaminarne le viscere, non
per un rispetto per quel povero corpo non così martoriato come un simile
volo farebbe pensare, ma per evitare di scoprire quali sostanze ci
fossero nel suo corpo o nel suo sangue.
Non
esiste la prova che sia stato Gianni Agnelli a "pregare" che l'autopsia
non venisse fatta proprio per evitare di avere la conferma ufficiale e
pubblica che suo figlio era un tossico-dipendente e che forse quella
mattina era in preda alla droga. Ma le esigenze di un padre e quelle
della giustizia spesso divergono e queste ultime devono, o dovrebbero,
sempre prevalere. Altrimenti dieci anni dopo, «anche se John Elkann ci
ha aperto tutte le porte» - come ha detto Giovanni Minoli nel presentare
la puntata de "la Storia siamo noi" realizzata non da lui ma da due
bravi giornalisti - si rischia di far cadere sul Nonno qualche atroce
sospetto postumo, invece di onorarne la memoria.
27-09-2010]
|
il 15.11.15 si terrà la
messa di commemorazione della morte di EDOARDO AGNELLI nella Parrocchia
di S.MARIA GORETTI IN TORINO V.PIETRO COSSA ang.V.PACCHIOTTI. |
|
DINASTIA DELLE QUATTRORUOTE
A “Dicembre” i
segreti degli Agnelli
Scritto da Gigi Moncalvo
Pubblicato Giovedì 11 Ottobre 2012, ore 7,50
È in cima alla catena
di comando che controlla Fiat, ma per 17 anni è stata “fuorilegge”. E non è
l’unica stranezza. Viaggio in tre puntate di Gigi Moncalvo nel sancta
sanctorum della Famiglia
E pensare che parlano,
ogni due per tre, di trasparenza, limpidezza, casa di vetro, etica, valori
morali. In quale categoria può essere catalogato ciò che stiamo per
raccontare, e che solo su queste pagine web potete leggere? E’ una storia
che riguarda la “cassaforte di famiglia”, cioè la “Dicembre
società semplice”, che detiene – tanto per fare un esempio -
il 33%, dell’“Accomandita Giovanni
Agnelli & C. Sapaz”, cioè controlla quella gallina dalle
uova d’oro che quest’anno ha consentito agli “eredi” - senza distinzioni tra
bravi e sfaccendati – di spartirsi 24,1 milioni di euro (rispetto ai 18
milioni del 2011) su un utile di 52,4. “Dicembre” di fatto è la scatola di
controllo dell'impero di famiglia, ed è dunque – proprio attraverso
l’Accomandita - l'azionista di riferimento di Exor, la superholding del
gruppo Fiat-Chrysler.
Non ci crederete ma la
“Dicembre”, nonostante questo
pedigree, fino al luglio scorso non risultava nemmeno nel
Registro delle Imprese della
Camera di Commercio di Torino, nonostante la legge ne
imponesse l’iscrizione. La “Dicembre” è una delle società più importanti del
paese, dato che, controllando dall’alto la piramide dell’intero Gruppo Fiat,
ha ricevuto dallo Stato centinaia di miliardi di euro di fondi pubblici.
Ebbene per i registri ufficiali dell’ente presieduto da
Alessandro Barberis, un
uomo-Fiat, non... esisteva. Quindi lo Stato erogava miliardi a una società
la cui “madre” non risultava nemmeno dai registri e che ha violato per anni
la legge.
“Dicembre” è stata
costituita il 15 dicembre 1984 con sede in via del Carmine 2 a Torino
(presso la Fiduciaria FIDAM di
Franzo Grande Stevens), un capitale di 99,9 milioni di lire
e cinque soci: Giovanni
Agnelli (col 99,9%
di quote), sua moglie Marella
Agnelli (10 azioni per un totale di 10 mila lire) e infine
Umberto Agnelli,
Gianluigi Gabetti
e Cesare Romiti,
con una azione ciascuno da mille lire. Come si vede fin dall’inizio Gianni
Agnelli considerava la “Dicembre” appannaggio del proprio ramo famigliare.
Poco più di quattro anni dopo, il 13 giugno 1989, c’è un primo colpo di
scena: escono Umberto e Romiti e vengono sostituiti da Franzo Grande Stevens
e da sua figlia Cristina.
Gianni Agnelli “dimentica” di avere due figli,
Edoardo e
Margherita, e privilegia
invece Stevens e la sua figliola, a scapito perfino di suo fratello Umberto
Agnelli. Se si prova – come ho fatto io - a chiedere al notaio
Ettore
Morone notizie e copie di
questo “strano” atto, risponde che “non li ha conservati e li ha consegnati
al cliente”. Non vi fornisce nemmeno il numero di repertorio. Forse a rogare
sarà stata sua sorella Giuseppina?
La “Dicembre” torna a
lasciare tracce qualche anno più tardi, il 10 aprile 1996: c’è un aumento di
capitale (da 99,9 milioni a 20 miliardi di lire), entrano tre nuovi soci (Margherita
Agnelli, John
Elkann, e il commercialista
Cesare Ferrero), le quote
azionarie maggiori risultano suddivise tra Gianni Agnelli, Marella,
Margherita e John (di professione “studente” è scritto nell’atto) col 25%
ciascuno, con l’Avvocato che ha l’usufrutto sulle azioni di moglie, figlia e
nipote. Tutti gli altri restano con la loro singola azione che conferisce un
potere enorme. Siamo nel 1996, come s’è visto, e nel frattempo è entrata in
vigore una legge (il D.P.R. 581 del 1995) che impone l’iscrizione di tutte
le società nel registro delle imprese. A Torino se ne fregano. Anche se la
“Dicembre” ha un codice fiscale (96624490015) è come se non esistesse…
Gabetti, Grande Stevens e Ferrero, così attenti alla legge e alle forme,
dimenticano di compiere questo semplicissimo atto. Né si può pretendere che
fossero l’Avvocato o sua moglie o sua figlia o il suo nipote ventenne, a
occuparsi di simili incombenze.
La
Camera di Commercio si
“accorge” di questa illegalità solo quattordici anni dopo, il 23 novembre
2009. La Responsabile dell’Anagrafe delle Imprese,
Maria Loreta Raso, allora scrive agli amministratori
della “Dicembre” e li invita a mettersi in regola. Non ottiene nessun
riscontro. Ma la signora, anziché rivolgersi al Tribunale e chiedere
l’iscrizione d’ufficio, non fa nulla. Fino a che nei mesi scorsi un
giornalista, cioè il sottoscritto, alle prese con una ricerca di dati per un
suo imminente libro (Agnelli
segreti, Vallecchi Editore) cerca di fare luce su questa
misteriosa “Dicembre” e si accorge dell’irregolarità. Si rivolge alla Camera
di Commercio, la dirigente in questione fa finta di non sapere ciò che sa
dal 2009 e comincia a chiedere documenti e dati che già ben conosce. Il
giornalista fornisce copia dell’atto di aumento di capitale del 1996 e
indica il numero di codice fiscale, ma la Camera di Commercio pone ostacoli
a ripetizione: vogliono l’atto costitutivo, quello inviato è una fotocopia,
ci vuole quello autenticato dal notaio Morone. Passano i mesi, vengono
fornite tutte le informazioni, il giornalista comincia a diventare
fastidioso. La signora Raso non può più fare a meno di rivolgersi, con tre
anni di ritardo, al Tribunale. Il giornalista va, fa protocollare le
domande, sollecita e scrive. E finalmente il 25 giugno di quest’anno la
dottoressa Anna Castellino,
giudice delle Imprese del Tribunale di Torino, ordina l’iscrizione d’ufficio
della “Dicembre”, in quanto socia della “Giovanni Agnelli & C. Sapaz”.
L’ordinanza del giudice viene depositata due giorni dopo. La Camera di
Commercio ottemperato all’ordinanza del Giudice in data 19 luglio 2012.
Possibile che ci voglia un giornalista per far mettere in regola la più
importante società italiana “fuorilegge” da ben 17 anni e che oggi ha come
soci di maggioranza John Elkann e sua nonna Marella, con il solito
quartetto Gabetti-Ferrero-Grande Stevens padre e figlia? Ma perché tanta
segretezza su questa società-cassaforte? E’ il tema della nostra prossima
puntata.
RETROSCENA DI CASA REALE
Quei lupi a
guardia degli Agnelli
Scritto da Gigi Moncalvo
Pubblicato Venerdì 12 Ottobre 2012, ore 8,32
Chi ha in mano le
chiavi della cassaforte di “Dicembre”, società semplice con la quale si
comanda la Fiat-Chrysler? Nell’ombra si stagliano le figure di Gabetti e
Grande Stevens. Seconda puntata
GRANDI VECCHI Grande Stevens e Gabetti
Dunque, la “Dicembre”
dal 19 luglio è finalmente iscritta al registro delle Imprese della
Camera
di
Commercio
di
Torino – dopo che in via
Carlo Alberto hanno dormito per 14-16 anni. Ma una domanda è d’obbligo:
perché tanta segretezza? Chi sono coloro che vogliono restare nell’ombra al
punto che nel novembre 2009 non avevano nemmeno risposto a una richiesta di
regolarizzazione., ai sensi di legge, se n’erano sonoramente “sbattuti” ed
erano talmente sicuri di sé e potenti al punto che la Camera di Commercio,
al cui vertice siede un loro uomo, non fece nulla dopo che la propria
richiesta era stata snobbata e ignorata? Prima di arrivarci, precisiamo che
la sanzione che poteva essere loro comminata per l’irregolarità, era del
tutto simbolica e irrisoria: appena 516 euro.
La domanda diventa
dunque questa: che cosa c’era e c’è di così segreto da nascondere – è
l’unica spiegazione possibile – al punto da indurre i soci della “Dicembre”,
che riteniamo essere sicuramente in possesso di 516 euro per pagare la
sanzione, a evitare di rendere pubblici gli atti della società, come
prescrive la legge?
Qui viene il bello.
Questi signori, infatti, così come se ne sono “sbattuti” allora, ugualmente
se ne “sbattono” oggi. E, fino ad ora, stanno godendo - ma speriamo di
sbagliarci - ancora una volta della tacita “complicità” della Camera di
Commercio. Infatti, l’iscrizione che noi siamo riusciti ad ottenere si basa
solo su un documento: l’atto costitutivo del 15 dicembre 1984. Da esso
risultano cinque soci: Giovanni
Agnelli (che
nell’atto viene definito “industriale”), sua moglie
Marella
Caracciolo (professione
indicata: “designer”), Umberto
Agnelli,
Gianluigi
Gabetti,
Cesare
Romiti. La società in quel
1984 aveva sede a Torino in via del Carmine 2, presso la FIDAM, una
fiduciaria che fa capo all’avv.
Franzo Grande
Stevens, il cui
studio ha lo stesso indirizzo. Il capitale sociale ammontava a 99 milioni e
980 mila lire ed era così suddiviso: Giovanni Agnelli aveva la maggioranza
assoluta con un pacco di azioni pari a 99,967 milioni di lire, la consorte
possedeva 10 azioni per un totale di diecimila lire, gli altri tre soci
avevano una sola azione da mille lire ciascuna. Una curiosità: donna Marella
a proposito di quella misera somma di diecimila lire dichiarò in quell’atto
che “è di provenienza estera ed è pervenuta nel rispetto delle norme
valutarie” arrivando in Italia il giorno prima tramite Banca Commerciale
Italiana.
Questo, dunque, è
l’unico documento che al momento da pochi mesi compare nel Registro delle
Imprese. Possibile che la Camera di Commercio – presieduta dall’ex dirigente
Fiat, Alessandro
Barberis - non si
sia ancora accorta che quell’atto, essendo vecchio di ben ventotto anni, è
stato superato da alcuni eventi non secondari e che lo rendono, così come
l’iscrizione, inattuale e anacronistico? Ad esempio, nel frattempo c’è stata
l’introduzione dell’euro e la morte di due dei cinque soci (Gianni e Umberto
Agnelli, deceduti rispettivamente nel gennaio 2003 e nel maggio 2004)?
Possibile che Barberis e i suoi funzionari non si siano accorti di questo,
così come del fatto che Romiti ha lasciato il Gruppo da quasi vent’anni, e
non chiedano agli amministratori della “Dicembre” un aggiornamento,
ordinando l’invio dei relativi atti? Tanto più - e qui vogliamo dare un
aiuto disinteressato alla ricerca della verità onde evitare inutili fatiche
altrui - che qualche “mutamento”, e non di poco conto, in questi anni è
avvenuto nella “Dicembre” e l’ha trasformata da cassaforte del ramo-Gianni
Agnelli a qualcosa di ben diverso e non più controllabile dalla Famiglia
“vera” dell’Avvocato. Vediamo alcuni passaggi, dato che ciò aiuterà a capire
quali sono, forse, i motivi all’origine di tanta ancor oggi inspiegabile
segretezza.
Appena quattro anni
dopo la costituzione, e cioè il 13 giugno 1989 (repertorio notaio Morone n.
53820), escono dalla società due grossi calibri come Umberto Agnelli e
Cesare Romiti. Al loro posto entrano l’avv. Grande Stevens e, colpo di
scena, sua figlia Cristina,
29 anni. Non è un po’ strano che vengano “fatti fuori” nientemeno che
Romiti, che in quel periodo contava parecchio, e nientemeno che il fratello
dell’Avvocato, e vengano sostituiti non tanto da un nome “di peso” come
quello di Grande Stevens, ma addirittura anche dalla giovane rampolla di
quest’ultimo, addirittura a scapito dei due figli di Gianni, e cioè
Edoardo e
Margherita?
Alla luce anche di
questo, non ritiene la Camera di Commercio che sia bene cominciare a farsi
consegnare dalla società da pochi mesi registrata d’imperio da un giudice,
anche tutti gli atti relativi al periodo tra il 1984 e il 1989 che portarono
a quel misterioso “tourbillon” che vede Gianni togliere di mezzo il fratello
e il potente amministratore delegato Fiat, e tagliar fuori anche i propri
figli per far entrare invece un avvocato e sua figlia, mettendoli a fianco
del già sempiterno Gabetti?
Andiamo avanti. Della
“Dicembre” non ci sono tracce - a parte un misterioso episodio avvenuto tra
la Svizzera e il Liechtenstein -, fino al 10 aprile 1996. Quel giorno,
sempre nello studio notarile
Morone, avvengono quattro fatti importantissimi: l’ingresso
di tre nuovi soci, l’aumento di capitale, il trasferimento della sede (dal
numero 2 al numero 10 sempre di via del Carmine, questa volta presso “Simon
Fiduciaria”,
sempre di Grande Stevens), ma soprattutto la modifica dei patti sociali.
Accanto a Gianni Agnelli e a sua moglie, a Gabetti, a Grande Stevens e
figlia, entrano nella “Dicembre”:
Margherita Agnelli
(figlia di Gianni), John
Philip
Elkann (nipote di Gianni e
figlio di Margherita, professione indicata: “studente”), e il commercialista
torinese Cesare
Ferrero. Il
capitale viene aumentato di venti miliardi di lire, che vanno ad aggiungersi
a quegli iniziali 99,980 milioni di lire. Gianni Agnelli mantiene il
controllo col 25% di azioni proprie, e con l’usufrutto a vita di un altro
74,96% riguardante le azioni intestate a moglie, figlia e nipote. Ancora una
volta è platealmente escluso Edoardo, il figlio di Gianni. Gli viene
preferito il cuginetto che ha da poco compiuto vent’anni. Gli altri quattro
azionisti hanno un’azione da mille lire ciascuno. Ma assumono (e si
auto-assegnano col misterioso e autolesionistico assenso dell’Avvocato) una
serie di poteri enormi, sia a loro favore sia contro i soci-famigliari di
Gianni.
Prima di tutto viene
previsto che se un socio dovesse morire (l’Avvocato allora aveva 75 anni ed
era da tempo molto malato), la sua quota non passa agli eredi ma viene
consolidata automaticamente in capo alla società con conseguente riduzione
del capitale. Agli eredi del defunto spetterà solo una somma di denaro pari
al capitale conferito. Vale a dire: appena 5 miliardi di lire per il 25% di
quota dell’Avvocato, una somma spropositatamente inferiore al valore reale.
Senza pensare alla violazione del diritto successorio italiano. L’altra
clausola “folle” sottoscritta dall’Avvocato riguarda il trasferimento di
quote a terzi. Infatti, se uno degli azionisti principali, alla sua morte o
prima, dovesse decidere di cedere la propria quota, o una parte di essa, a
terzi esterni alla “Dicembre”, ci sono due sbarramenti. E’ necessario il
consenso della maggioranza del capitale. E, oltre a questo, deve esserci il
voto a favore di quattro amministratori: due dei quali fra Marella,
Margherita e John, e due fra il “quartetto” Gabetti-Ferrero-Grande Stevens
padre e figlia. Insomma Gianni Agnelli ha consegnato ai quattro il controllo
assoluto della situazione a scapito di se stesso e dei propri famigliari. Il
quartetto degli “estranei” (Margherita li chiama “usurpatori”) ha aperto la
strada, oltreché alla loro presa di potere, a scenari di vario tipo. Primo.
Se l’Avvocato muore, suo figlio Edoardo non eredita quote della “Dicembre”
ma viene tacitato con pochi miliardi. Dovrebbe fare un’azione legale contro
la violazione della legge successoria italiana e rivendicare la legittima,
anche per la quota di sua spettanza della “Dicembre”.
Secondo scenario. Se
Edoardo morisse prima di suo padre - come poi avverrà, facendo pensare ad
autentiche “capacità divinatorie” da parte di qualcuno -, il problema non si
verrebbe a porre. E se invece – terzo scenario -, come poi è avvenuto (prova
evidente che nella “Dicembre” c’è qualche chiaroveggente in grado di
prevedere o condizionare il futuro), l’Avvocato morisse e il suo 25%
passasse a moglie e figlia, basterà impedire un’alleanza tra le due, farle
litigare, dividerle, oppure convincere la “vecchia” ad allearsi col giovane
nipotino, ed ecco che figlia e vedova dell’Avvocato perderanno il controllo
della “Dicembre”.
Chi sono i vincitori?
Chi ha scelto il giovane rampollo, che deve tutto a due tragedie famigliari
(la morte del cugino Giovannino
per tumore e la strana morte dello zio Edoardo trovato cadavere sotto un
cavalcavia) per poterlo meglio “burattinare” e comandare? Chi ha impedito in
tal modo che Marella, Margherita e John invece si potessero alleare per
comandare insieme o scegliere qualcuno della famiglia, o non qualche
estraneo, per la sala di comando? Chi ha scelto di “lavorarsi” John e
Marella, certo più malleabili e meno determinati di Margherita?
Un mese dopo la morte
dell’Avvocato viene approvato un atto (24 febbraio 2003) che sancisce il
nuovo assetto azionario della “Dicembre”. Al capitale di 10.380.778 euro,
per effetto della clausola di consolidamento viene sottratta la quota
corrispondente alle azioni di Gianni (cioè 2.633.914 euro). In tal modo il
capitale diventa di 7.746.868 euro e risulta suddiviso in tre quote uguali
per Marella, Margherita e John, pari a 2,582 milioni di euro ciascuno
(quattro azioni da un euro continuano a restare nelle salde mani del
“Quartetto di Torino”). Il “golpe” viene completato lo stesso giorno con la
sorprendente donazione fatta dalla nonna al nipote del pacco di azioni che
gli permettono al giovanotto di avere la maggioranza assoluta, una donazione
fatta da Marella in sfregio ai diritti (attuali ed ereditari) della figlia e
degli altri sette nipoti: John arriva in tal modo a controllare una quota
della “Dicembre” pari a 4.547.896 euro, sua nonna mantiene una quota pari a
2.582.285 euro, la “ribelle” Margherita - l’unica che aveva osato muovere
rilievi e chiedere chiarezza e trasparenza - viene messa nell’angolo con una
quota pari a 616.679 euro. Tutto questo fino al 2003. Poi, con l’accordo di
Ginevra del febbraio 2004 tra madre e figlia, Margherita uscirà
definitivamente dalla “Dicembre”, quasi un anno dopo aver partecipato a un
gravoso aumento di capitale.
Ma oggi la situazione,
specie per quanto riguarda i patti sociali, qual è? John comanda davvero o
no? Nel caso in cui, lo ripetiamo come nel precedente articolo, dovesse
decidere di ritirarsi in un monastero o gli dovesse accadere qualcosa (come
allo zio Edoardo?) chi potrebbe diventare il padrone della cassaforte al
vertice dell’Impero Fiat? I bookmakers
danno favorito Gabetti, ma non fanno i conti con Grande Stevens, il vero
azionista “di maggioranza”, anche se con due sole azioni, grazie proprio a
quella mossa del 1989 con cui fece entrare anche sua figlia….
Qualcuno potrebbe
obiettare che oggi tra i soci della “Dicembre” ce ne potrebbero essere
alcuni nuovi, potrebbero essere i fratelli di John, cioè
Lapo o
Ginevra. Ma, grazie alla
clausola di sbarramento approvata nel 1996, il “Quartetto” ha votato a
favore dell’ingresso (eventuale) di uno o due nuovi soci o li ha bocciati?
Ecco perché forse esiste tanta segretezza. Non sarebbe bene che dai registri
della Camera di Commercio risultasse qualcosa di attuale e di aggiornato?
Che cosa aspetta la Camera di Commercio a chiedere e pretendere ai sensi di
legge che gli amministratori, così limpidi e trasparenti, della “Dicembre”,
forniscano al più presto tutti i documenti? Dobbiamo di nuovo attivare le
nostre misere forze e chiedere l’intervento del Tribunale di Torino e
confidare nell’intervento della dottoressa Anna Castellino o di qualche suo
collega? Oppure bisogna aspettare altri 15 anni?
GLI
AGNELLI SEGRETI
Dicembre dei “morti viventi”
Scritto da Gigi Moncalvo
Pubblicato Sabato 13 Ottobre 2012, ore 8,21
Agli
atti la società-cassaforte della famiglia, grazie alla quale controllano la
Fiat-Chrysler, risulta ancora composta da Gianni e Umberto Agnelli. Compare
persino Romiti. E tutti tacciono
La
Stampa no, o almeno, non ancora. Invece anche (o perfino?) il Corriere
della Sera si è
accorto della “stranezza” - diciamo così – riguardante il fatto che la Dicembre, la società-cassaforte che un tempo era
della famigliaAgnelli,
anzi più esattamente del ramo del solo Gianni, e che si trova alla sommità
dell’ImperoFiat (ora Exor), ha impiegato ben diciassette anni, dal 1995,
per mettersi in regola con la legge in vigore da allora. La Dicembre - la
cui data di nascita risale al 1984 -, finalmente è “entrata nella legalità”,
e – come prevede una legge del 1995 – finalmente risulta iscritta nel
Registro delle Imprese. Pur trattandosi di una società non da poco, dato che
la si può considerare la più importante, finanziariamente e industrialmente
del nostro Paese, la Camera
di Commercio di Torino ha
impiegato parecchi anni prima di accorgersi dell’anomalia, di quel vuoto che
figurava nei propri registri (nonostante quella società avesse il proprio
codice fiscale). Possibile che il presidente della CCIAA Alessandro Barberis, che ha sempre lavorato in Fiat, ignorasse
l’esistenza della “Dicembre”? Come mai l’arzillo settantacinquenne entrato
in azienda a 27 anni, rimasto in corso Marconi per trentadue anni, e poi
diventato per un breve periodo, che non passerà certo alla storia, direttore
generale di Fiat Holding nel 2002, e infine amministratore delegato e
vicepresidente nel 2003, non ha mai fatto nulla per sanare questa
irregolarità? Possibile che ci sia voluto un giornalista rompiscatole e che
fa il proprio dovere, per convincere, con un bel pacchetto di
corrispondenza, l’austero organismo camerale sabaudo a rivolgersi al
Tribunale affinché ordinasse l’iscrizione d’ufficio. Finalmente, il 19
luglio scorso, ciò è avvenuto e l’ordine del Giudice Anna Castellino (che
porta la data del 25 giugno) è stato eseguito.
Grandi
applausi si sono levati dalle colonne del Corriere ad
opera di Mario Gerevini che,
in un articolo del 23 agosto, non ha avuto parole di sdegno per gli autori
di questa illegalità ma ha parlato, generosamente e con immane senso di
comprensione, di una semplice e banale “inerzia dettata dalla riservatezza”.
Poi ha ricostruito tutta la vicenda, a modo suo e con parecchie omissioni
importanti, e ha avuto di nuovo tanta comprensione, anche per la Camera di
Commercio: si era accorta dell’anomalia, anzi del comportamento fuorilegge,
fin dal 23 novembre 2009, aveva “già inviato una raccomandata alla Dicembre
invitandola a iscriversi al registro imprese, come prevede la legge. Senza
risultato. Da lì è partita la segnalazione al giudice”. Il che dimostra come
in due righe si possano infilare parecchie menzogne e non si accendano
legittimi interrogativi. Dunque, quella raccomandata di tre anni fa non
sortì alcuna risposta. E la Camera di Commercio di fronte a questo offensivo
silenzio, anziché rivolgersi subito al Tribunale, non ha fatto nulla, se non
una grave omissione di atti d’ufficio. Non è dunque vero che “da lì è
partita la segnalazione al giudice” dato che al Tribunale di Torino non
impiegano ben tre anni per emettere un’ordinanza in un campo del genere. E’
stato invece necessaria, questa la verità, una ennesima raccomandata di un
giornalista che intimava ai sensi di legge alla signora Maria Loreta Raso,
responsabile dell’Area Anagrafe Economica, di segnalare tutto quanto al
giudice. Visto che non lo aveva fatto a suo tempo come imponeva il suo
dovere d’ufficio e, soprattutto, la legge.
Gerevini
aggiunge che “fino a qualche tempo fa chi chiedeva il fascicolo della
Dicembre allo sportello della Camera di commercio si sentiva rispondere:
«Non esiste». All'obiezione che è il più importante socio dell'accomandita
Agnelli, che è stata la cassaforte dell'Avvocato (ora del nipote), che è più
volte citata sulla stampa italiana e internazionale, la risposta non
cambiava. Tant'è che dal 1996 a oggi non risulta sia mai stata comminata
alcuna ammenda per la mancata iscrizione”. Giusto, è proprio così. Ma
Gerevini, rispetto al sottoscritto, per quale ragione non ha mai pubblicato
un rigo su questa scandalosa vicenda, non ha informato i lettori, non ha
denunciato pubblicamente questa anomalia e illegalità che ammette di aver
toccato con mano? Non pensa, il Gerevini, che sarebbe bastato un piccolo
articolo sul suo autorevole giornale per smuovere le acque? No, ha
continuato a tacere, e a sentirsi ripetere “non esiste” ogni volta in cui
bussava allo sportello della Camera di Commercio chiedendo il fascicolo
della “Dicembre”. Come mai certi giornalisti delle pagine economiche, e non
solo, spesso – come dicono i colleghi americani - “scrivono quello che non
sanno e non scrivono quello che sanno? Forse ha ragione Dagospia che,
riprendendo la notizia, la definisce “grave atto di insubordinazione e
vilipendio del Corriere al suo azionista Kaky Elkann (così impara a smaniare
con Nagel di far fuori De Bortoli)”? Questo retroscena conferma che il
direttore del Corriere,
per ora, non ha osato andare oltre tenendo in serbo qualche cartuccia, in
caso di bisogno?
Gerevini
dice che “la latitanza” della Dicembre ora è finita. Non è vero. La Camera
di Commercio, infatti, nonostante sapesse tutto fin dal 2009, ha “preteso”
che il giornalista che rompeva le scatole con le sue raccomandate inviasse
ai loro uffici l’atto costitutivo della “Dicembre”. Fatto. Ma, a questo
punto, non si è accontentata del primo esaustivo documento inviato
sollecitamente, bensì ha preteso, forse per guadagnare qualche mese e nella
speranza che il notaio Ettore Morone non
la rilasciasse, una copia autenticata. Si è mai vista una Camera di
Commercio, che nel 2009 ha già fatto – immaginiamo – un’istruttoria su una
società non in regola, ed è rimasta immobile dopo che si sono fatti beffe
della sua richiesta di regolarizzare la società, chiedere a un giornalista,
e non agli amministratori di quella società, i documenti necessari, visto
che i diretti interessati non si sono nemmeno curati a suo tempo di
rispondere? Invece è andata proprio così.
A Torino
tutto è possibile. Anche che la “Dicembre” figuri (finalmente) nel Registro
delle Imprese ma solo sulla base dei dati contenuti nell’atto costitutivo
del 1984 e cioè con due morti come soci, Giovanni e UmbertoAgnelli,
e con un terzo socio, Cesare Romiti, che da anni ha lasciato la Fiat e che venne
fatto fuori dalla “Dicembre” nel 1989, cioè ventitré anni fa. Non solo ma il
capitale della società risulta ancora di 99 milioni e 980 mila lire,
allineando come azionisti Giovanni Agnelli (99 milioni e 967 mila lire), Marella Caracciolo (10.000
lire, e dieci azioni), e infine Umberto Agnelli, Cesare Romiti e Gianluigi Gabetti (ciascuno
con una azione da mille lire). Non pensano alla Camera di Commercio che sia
opportuno, adesso che l’iscrizione è avvenuta, aggiornare questi dati fermi
al 15 dicembre 1984, scrivendo alla “Dicembre” e intimandole di consegnare
tutti i documenti e gli atti che la riguardano dal 1984 a oggi? Che cosa
aspettano a richiederli? Forse temono che il loro sollecito rimanga di nuovo
senza riscontro? Dall’altra parte, che cosa aspettano quei Gran Signori di Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens, che danno lezioni di etica e
moralità ogni cinque minuti, a mettersi in regola? E il grande
commercialista torinese Cesare Ferrero, anch’egli socio della “Dicembre”, non sente
il dovere professionale di sanare questa anomalia, anche se i suoi
“superiori” magari non sono del tutto d’accordo? Ora nessuno di loro può
continuare a nascondersi. E quindi diventa molto facile dire: ora che vi
hanno scovato, ora che sta venendo a galla la verità, non vi pare corretto e
opportuno mettervi pienamente in regola? Ora che perfino il vostro giornale
ad agosto vi ha mandato questo “messaggio cifrato” non ritenete di fare le
cose, una volta tanto, in modo trasparente, chiaro, limpido, evitando la
consueta “segretezza” che voi amate chiamare riserbo, anche se la legge in
casi come questi non lo prevede? Oppure volete che sia di nuovo un giudice a
ordinarvi di farlo? E Jaky Elkann non ha capito quanto sia importante, per
sé e per il proprio personale presente e futuro, che le cose siano chiare e
trasparenti, nel suo stesso interesse?
Il Corriere non
va diretto al bersaglio come noi e non fa i nomi e cognomi: inarcando il
sopracciglio, forse per mettere in luce l’indignazione del suo direttore Ferruccio De Bortoli,
l’articolo di Gerevini fa capire che è ora di correre ai ripari:
“L'interesse pubblico di conoscere gli atti di una società semplice che ha
sotto un grande gruppo industriale è decisamente superiore rispetto a una
società semplice di coltivatori diretti (la forma giuridica più diffusa) che
sotto ha un campo di granoturco”. Dopo di che, trattandosi del primo
giornale italiano, ci si sarebbe aspettati qualche intervento di uno dei
coraggiosi trecento e passa collaboratori “grandi firme”, qualche indignata
sollecitazione tramite lettera aperta al proprio consigliere di
amministrazione Jaky Elkann (lo stesso che oggi controlla la Dicembre), un
editoriale o anche un piccolo corsivo nelle pagine economiche o nell’inserto
del lunedì, dando vita a un nutrito dibattito seguito dalle cronache
sull’evolversi, o meno, della situazione e da una sorta di implacabile
countdown per vedere quanto avrebbe impiegato la società a mettersi
completamente in regola, con i dati aggiornati, e la Camera di Commercio a
fare finalmente il suo mestiere.
Niente di
tutto questo. E adesso? Non solo noi nutriamo qualche dubbio sul fatto che
la società si metta al passo con i documenti. E, qualcuno ben più esperto di
noi e che lavora al Corriere,
dubita perfino che la “Dicembre” accetti supinamente un’altra ordinanza del
giudice. Ma a questo punto, svelati i giochi, la partita è iniziata e se la
società di Jaky Elkann si rifiuta di adempiere alle regole di trasparenza è
di per sé una notizia. Che però dubitiamo il Corriereavrà
il coraggio di dare. Anche perché la posta in palio è altissima: che cosa
potrebbe succedere se, ad esempio, Jaki – che è il primo azionista con quasi
l’80%, mentre sua nonna Marella (85 anni) detiene il 20% - decidesse di
farsi monaco o gli dovesse malauguratamente accadere qualcosa? Chi
diventerebbe il primo azionista del gruppo? Non certo una anziana signora,
con problemi di salute, che vive tra Marrakech e Sankt Moritz? A quel punto,
ad avere – come già di fatto hanno – prima di tutti la realegovernance attuale
della cassaforte sarebbero Gabetti e Grande Stevens, con Cristina,
la figlia di quest’ultimo, e Cesare Ferrero a votare insieme a loro per
raggiungere i quattro voti necessari come da statuto (anche se rappresentano
solo 4 azioni da un euro ciascuna) per sancire il passaggio delle altre
quote e la presa ufficiale del potere. Ecco, al di là di quella che sembra
un’inezia – l’iscrizione al registro delle imprese e l’aggiornamento degli
atti della società – che cosa significa tutta questa storia. Ci permettiamo
di chiedere: ingegner John Elkann, a queste cose lei ha mai pensato? E
perché le tollera?
ALMENO SUA COGNATA BEATRICE BORROMEO GIORNALISTA DEL FATTO NON L’HA MAI
INFORMATA DI UNA MIA TELEFONATA DI BEN 2 ANNI FA ?
Mb
|
Agnelli
segreti
Ju29ro.com
Con Vallecchi ha pubblicato nel 2009 “I lupi & gli Agnelli”. Il 24 gennaio
del 2003, a 82 anni di età, moriva
Gianni Agnelli.
Nei prossimi mesi,
c'è
da
...
Agnelli:
«Bisogna cambiare il calcio italiano»
Al
Centro Congressi del Lingotto partita l'assemblea dei soci della Juve
seguila con noi. Il presidente bianconero: «Bisogna cambiare il calcio
italiano e posizionarlo a livello europeo, dopo i fasti degli ultimi 30 anni
stiamo avendo un declino, siamo in presenza di un tracollo strutturale. E'
necessaria una riforma strutturale del calcio professionistico che non può
più vivere essendo considerato al pari di quello di base. Vorremmo che la
locomotiva fosse in grado di procedere al pari degli altri. Oggi siamo 4°,
dopo Spagna, Inghilterra, Germania, presto Francia e Portogallo li
seguiranno»
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Agnelli sul calcio
italiano
·
VIDEO «Nasce il polo
Juve»
·
VIDEO «Dobbiamo dare il
meglio»
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VIDEO «350 mln per la
Continassa»
·
VIDEO Agnelli: Sogno
Champions
TORINO - Stanno
via via arrivando i piccoli azionisti della Juventus al Centro Congressi del
Lingotto dove, alle 10.30, avrà inizio l'assemblea dei soci del club
bianconero. In attesa che Andrea Agnelli apra i lavori con la sua lettera
agli azionisti, la relazione finanziaria annuale unisce ai numeri la
passione. Nelle pagine iniziali sono contenute le immagini salienti
dell'ultimo anno, iniziato con il ritiro di Bardonecchia, proseguito con
l'inaugurazione dello Juventus Stadium, la conquista del titolo di campione
d'inverno e del Viareggio da parte della Primavera, e culminato con la
vittoria dello scudetto e della Supercoppa. Due dei cinque nuovi volti del
Consiglio di Amministrazione della Juventus non sono presenti nella sala 500
del Lingotto. L'avvocato Giulia Bongiorno è impegnata in una causa mentre il
presidente del J Musuem, Paolo Garimberti, è fuori Italia per il Cda di
EuroNews, ma comunque in collegamento in videoconferenza. Maurizio
Arrivabene, Assia Grazioli-Venier ed Enrico Vellano sono invece in platea,
come gli ad Beppe Marotta e Aldo Mazzia e il consigliere Pavel Nedved.«Da
troppi anni aspettavamo una vittoria sul campo -
scrive Agnelli - ma
il 30° scudetto e la Supercoppa sono ormai alle nostre spalle ed è più
opportuno guardare al futuro, con la consapevolezza di aver intrapreso la
strada giusta per la nostra società». La
sfida all'Europa è lanciata.
AGNELLI SU
CONTE - «Conte?
Noi siamo felici di Conte perché è il miglior tecnico che ci sia in
circolazione e ce lo teniamo stretto».
AGNELLI SU DEL
PIERO - "Alessandro
Del Piero è nel mio cuore, nei nostri cuori come uno dei più grandi
giocatori di sempre della Juve": lo ha detto Andrea Agnelli
rispondendo a una domanda sull'ex capitano bianconero. "L'anno
scorso - ha aggiunto
Agnelli - ciò
che è successo qui in assemblea è stato un tributo, perché avevamo firmato
l'ultimo contratto ed era stato lui stesso a dire che sarebbe stato
l'ultimo. Ora lui ha scelto una nuova esperienza, ricca di fascino: porterà
sempre con sè la Juventus"."Per
il futuro - ha detto
Agnelli su un eventuale impiego di Del Piero nella società bianconera - non
chiudo le porte a nessuno. Oggi la squadra è completa, lavora
quotidianamente per ottenere gli obiettivi di vincere sul campo e di
ottenere un equilibrio economico finanziario. Sono soddisfatto di tutte le
persone, quindi - ha
concluso - come
si dice, squadra che vince non si cambia".
«BISOGNA
CAMBIARE, E SUBITO, IL CALCIO ITALIANO» -
Ecco il discorso con cui Andrea Agnelli ha aperto i lavori dell'assemblea
degli azionisti: «Signori
azionisti, la Juventus è campione d’Italia, per troppo tempo i presidenti
hanno dovuto affrontare questa assemblea senza avere nel cuore il calore che
una vittoria porta con sé. Nella stagione che ci porterà a celebrare il 90°
anno del coinvolgimento della mia famiglia nella Juventus,credo sia
opportuno riflettere insieme sul fatto che la Juventus ha sempre promosso i
cambiamenti. E' una missione alla quale questa gestione non intende
sottrarsi. Quando ho ricevuto l'incarico di presidente avevo in testa
chiarissimi alcuni passaggi. Il primo è cambiare la società e la squadra, un
percorso in continua evoluzione, ma in 30 mesi abbiamo bruciato le tappe.
Churchill diceva: i problemi della vittoria sono più piacevoli della
sconfitta ma non meno ardui, lo scudetto non ci deve far dimenticare il
nostro mandato, vincere mantenendo l'equilibrio finanziario. Il bilancio
presenta numeri su cui riflettere, la perdita è dimezzata, e contiamo di
proseguire nel percorso di risanamento».Poi il finale, con il
presidente bianconero ad affrontare un tema assai caro come quello delle
riforme.«Dopo
17 anni di attesa lo Juventus stadium è una realtà davanti agli occhi di
tutti e sta dando i suoi frutti sia nei risultati sportivi sia in quelli
economici. Dal Museum al College, sono tanti i fronti di attività come la
riqualificazione dell’area della Continassa che ospiterà sede e centro di
allenamento. Il cammino procede nella giusta direzione, 'la vita è come
andare in bicicletta, occorre stare in equilibrio', diceva Einstein. E qui
arriviamo al secondo punto: bisogna cambiare il calcio italiano e
posizionarlo a livello europeo, dopo i fasti degli ultimi 30 anni stiamo
avendo un declino, siamo in presenza di un tracollo strutturale. E'
necessaria una riforma strutturale del calcio professionistico che non può
più vivere essendo considerato al pari di quello di base. Vorremmo che la
locomotiva fosse in grado di procedere al pari degli altri. Oggi siamo 4°,
dopo Spagna, Inghilterra, Germania, presto Francia e Portogallo li
seguiranno. Riforma dei campionati, riforma Legge Melandri, riforma del
numero di squadre professionistiche e del settore giovanile. Riforma dello
status del professionista sportivo, tutela dei marchi, legge sugli impianti
sportivi, riforma complessiva della giustizia sportiva, queste le tematiche
su cui vorremmo confrontarci. Bob Dylan diceva: 'I tempi stanno cambiando' e
non hanno smesso, la Juventus non intende affossare come una pietra».
PAROLA AGLI
AZIONISTI - Prima di
passare al voto di approvazione del bilancio 2011-12, la parola è passata
agli azionisti. Molti gli interventi: alcuni si sono complimentati con il
presidente e i dirigenti per le vittorie, ma in tanti hanno sollevato dubbi
sulla campagna acquisti. In particolare sono state fatte domande sul caso
Berbatov, su Iaquinta e Giovinco. «Speriamo
che immobile non faccia la fine di Giovinco, ceduto a 6 e pagato 11 milioni,
spero che si compri Llorente» ha
detto l'azionista Stancapiano. Gli ha fatto eco un altro socio bianconero: «Abbiamo
comprato due punte spendendo parecchi milioni: Bendtner non l’abbiamo ancora
visto, Giovinco ce l’avevamo in casa. Anziché prendere Giovinco, potevamno
tenerci Boakye o Gabbiadini, che sono per metà nostri, almeno fino a gennaio
per capire se sono da Juve». E
c'è chi ha ricordato anche Alessandro Del Piero: «Auguri
di buon lavoro al bravo e simpatico Del Piero che per tanti anni ha onorato
la nostra squadra: Alex fatti onore anche in Australia».
L'AZIONISTA BAVA - Dirompente l'intervento dell'azionista Bava
che ha chiesto di conoscere gli stipendi netti dei giocatori, l'andamento
dell'inchiesta sulla stabilità dello stadio, se ci sono giocatori coinvolti
nel calcioscommesse, se la società ha prestato soldi ai giocatori, e in
particolare a Buffon, per pagare debiti di gioco. Infine si è dichiarato
contrario allo stipendio di 200 mila euro che la società elargisce a Pavel
Nedved. Dopo che gli è stata tolta la parola perché ha sforato i minuti a
disposizone, Marco Bava ha movimentato l'assemblea urlando e fermando i
lavori. Nel suo discorso di apertura, Andrea Agnelli non ha parlato di
Alessandro Del Piero. Ma nel libro che presenta il rendiconto di gestione,
la Juventus ha dedicato una doppia pagina all'ex capitano bianconero, nella
quale si ricordano tutti i suoi successi. Alla fine campeggia anche un
"Grazie Alex" a caratteri cubitali. E alcuni azionisti si soffermati su Alex
chiedendo perché non gli è stato trovato un posto in società.
APPROVA IL
BILANCIO E LA BATTUTA DI AGNELLI - È stato approvato il Bilancio
dell'esercizio 2011/12. Agnelli prende la parola alla fine della discussione
del primo punto all'ordine del giorno: "In
Italia, noi juventini siamo la maggioranza, ma ci sono anche tanti,
tantissimi anti-juventini, perché la Juventus è tanto amata, ma anche tanto
odiata. E' c'è molto odio nei nostri confronti ultimamente".
Applausi dell'assemblea.
LE RISPOSTE DI
MAZZIA - L'ad della Juventus Aldo Mazzia ha risposto alle domande
di carattere economico rivolte dagli azionisti bianconeri. In particolare,
ha spiegato l'operazione Continassa.«Abbiamo
acquisito il diritto di superficie per 99 anni, rinnovabile, su un'area di
180 mila metri adiacente allo Juventus Stadiun, per il costo di 10 milioni e
mezzo. Questa cifra comprende anche il diritto di costruire lottizzando
l’area a nostra disposizione. L'investimento complessivo ammonterà a 35-40
milioni: oltre ai 10,5 e a un milione per le opere di urbanizzazione, il
residuo servirà per costruire la sede e il centro sportivo. La copertura
finanziaria sarà in parte coperta dal Credito Sportivo che, il giorno dopo
la presentazione del progetto, ci ha contattato manifestando interesse a
finanziare l'opera. L'obiettivo è quello di arrivare al minimo esborso
possibile, dotando il club di due asst importanti». Per quanto
riguarda il titolo in Borsa, Mazzia ha sottolineato che «il
prezzo lo fa il mercato: rispetto al valore di 0,14 euro al momento
dell'aumento del capitale, oggi vale circa il 43% in più. Questo
apprezzamento deriva dai miglioramenti sportivi ma soprattutto economici».
PAROLA A
COZZOLINO - Azionista Cozzolino: "I
consiglieri per me devono essere tutti di provata fede juventina. La
Juventus è una trincea mediatica. E il Cda della Juve è più visibile di
quello di Fiat. Mi rivolgo a Bongiorno, non sarà più l'avvocato che ha
difeso Andreotti, ma quella che siede nel Cda juventino. Non mi convince la
sua vicinanza a quegli ambienti romani e antijuventini, che hanno appoggiato
il mancato revisionismo su Calciopoli. La dottoressa Grazioli-Venier la
conosco poco, certo, il doppio cognome alla Juventus non porta bene... Paolo
Garimberti si è sempre professato juventino ed è presidente del nostro
museo, nel suo curriculum abbondano incarichi importanti nei media. Eppure
non ricordo neppure un articolo a difesa della Juventus nel periodo
calciopoli quando era a Repubblica e quando era presidente della Rai perché
non ha arginato la deriva antijuventina della tv di Stato? Mazzia, si sa,
era granata, ma in fondo lo era anche Giraudo. Le ricordo comunque che
Giraudo esultava allo stadio quando segnava la Juventus, si dia da fare
anche lei".
GIULIA
BONGIORNO NEL CDA JUVE - Si passa al secondo punto all'ordine del
giorno: nomina degli organi sociali. Si vota per rinnovare il Cda e si parla
dei compensi ai consiglieri (25mila euro all'anno ad ognuno dei
consiglieri). Il Consiglio proposto è: Camillo Venesi, Andrea Agnelli,
Maurizio Arrivabene, Giulia Bongiorno, Paolo Garimberti, Assia
Grazioli-Venier, Giuseppe Marotta, Aldo Mazzia, Pavel Nedved, Enrico
Vellano. Agnelli ringrazia i consiglieri uscenti, fra cui c'è l'avvocato
Briamonte.
DIECI
CONSIGLIERI - L'assemblea
degli azionisti Juventus ha votato la nomina dei 10 componenti del Cda
bianconero. Il Consiglio avrà un mandato di tre anni e ogni consigliere
percepirà 25 mila euro l'anno. Del Cda fanno parte Andrea Agnelli, Beppe
Marotta, Aldo Mazzia, Pavel Nedved e Camillo Venesio, tutti confermati, e le
new entry Giulia Bongiorno, Paolo Garimberti, Enrico Vellano, Assia
Grazioli-Venier e Maurizio Arrivabene.
Marina Salvetti
Guido Vaciago
|
- TROPPA GENTE VUOLE FARSI PUBBLICITÀ SULLA MORTE DI EDOARDO AGNELLI
Lettera
2
caro D'Agostino, trovo il tuo sito veramente informato ,serio,ed
equilibrato,fosse tutta così la comunicazione in Italia !!!!! Dopo questa
piccola premessa volevo dirti alcune cose su Edoardo agnelli.Tutto quello
detto scritto da vari personaggi ,giornalisti,scrittori presunti amici lo
trovo molto superficiale ma solo per il fatto di farsi un Po di pubblicità o
altro, ma li conosceva davvero questa gente ? Dubito molto non avendoli mai
visti accanto ad edo .In questi anni ho sentito tutto ed il contrario di
tutto e volevo intervenire prima ,ma solo sul tuo sito, perché ti riconosco
una sicura onesta intellettuale.
Negli
ultimi 20 anni di vita di Edoardo sono stato il suo vero amico
accompagnandolo in tutte le parti del mondo,e assistendolo nel suo lavoro,c
erano con noi a volte anche altri amici sempre sinceri e che stavano al loro
posto non pronti,come ora a farsi pubblicità ogni volta che esce il nome
dello sfortunato amico.Finisco dicendoti che,la mattina del 15 novembre 2000
giorno del fatale incidente ,edoardo fece ,prima ,solo 4 telefonate ed una
era al sottoscritto come tutte le mattine
.Ti ringrazio per la tua cortese attenzione e buon lavoro con sincera stima
Fabio massimo cestelli
CARO MASSIMO CESTELLI , DETTO DA EDOARDO CESTELLINO, io parlo con le
sentenze tu forse lo fai usando il linguaggio delle note dell'avv Anfora ?
Mb
|
3 h ·
Ringraziando Marco
Bava per l'avviso che
mi ha fatto utile per l'ascolto in diretta, segnalo - a tutti voi, ma, mi
sia concesso, a Marco
Solfanelli in
particolare, in quanto editore del mio nuovo libro dedicato agli ultimi
sviluppi, "Un giallo troppo complicato", in fase di stampa - che questa
mattina il programma "Mix 24" su Radio24 del Sole 24 ore - emittente
nazionale - condotto da Giovanni Minoli si è lungamente occupato del caso
della tragica morte di Edoardo Agnelli, mistero italiano ancora irrisolto,
dai tanti risvolti importanti quanto inquietanti, con ciò - ed è
particolarmente degno di nota - rilanciandolo all'attenzione generale.
In sostanza, egli ha riadattato per il mezzo radiofonico la puntata del suo
programma televisivo "La storia siamo noi" andato in onda tre anni fa, pure
però con un'aggiunta significativa, un'intervista a Jas Gawronski, amico
dell' "avvocato" Gianni Agnelli, in cui ha fatto affermazioni molto forti
sul controverso rapporto padre-figlio, che è una delle chiavi di lettura di
dirompente efficacia per la comprensione dell'intero caso.
Sia la puntata televisiva di tre anni fa, sia il programma odierno di Minoli
sono facilmente rintracciabili e consultabili sul web.
Per il resto, a fra pochi giorni per le mie ultime, sconvolgenti
acquisizioni che, oltre al riesame per intero della complessa questione,
sono dettagliate in "Un giallo troppo complicato"... Grazie a tutti.
Gianni Agnelli
e Marella Caracciolo raccontati da Oscar De La Renta: vidi l'Avvocato
piangere per ...
Blitz
quotidiano
ROMA – Con l'aneddotica su Gianni Agnelli
si potrebbero riempire intere emeroteche. ... Lo so, c'è chi sostiene
il contrario, ma è una stupidaggine.
Edoardo,
l’Agnelli da dimenticare
Scritto da Gigi
Moncalvo
Pubblicato Lunedì 17 Novembre 2014, ore 17,12
Non un necrologio, una messa, un ricordo per i 14 anni dalla
scomparsa del figlio dell'Avvocato. Se ne dimentica persino Lapo Elkann,
troppo indaffarato a battibeccare a suon di agenzie con Della Valle. E la
sua morte resta un mistero - di Gigi MONCALVO
Il 15 novembre di quattordici anni fa, Edoardo
Agnelli – l’unico figlio
maschio di Gianni eMarella –
moriva tragicamente. Il suo corpo venne rinvenuto ai piedi di un viadotto
dell’autostrada Torino-Savona,
nei pressi di Fossano. Settantasei metri più in alto era parcheggiata la
Croma di Edoardo, l’unico bene materiale che egli possedeva e che aveva
faticato non poco a farsi intestare convincendo il padre a cedergliela.
L’unica cosa certa di quella vicenda è che Edoardo è morto. Non sarebbe
corretto dire né che si sia suicidato, né che sia stato suicidato, né che
sia volato, né che si sia lanciato, né che sia stato ucciso e il suo corpo
sia stato buttato giù dal viadotto. Nel mio libro Agnelli
Segreti sono pubblicati otto
capitoli con gli atti della mancata “inchiesta” e delle misteriose e assurde
dimenticanze del Procuratore della Repubblica diMondovì,
degli inquirenti, della Digos di Torino.
Tanto per fare alcuni esempi non è stata fatta l’autopsia, né prelevato un
campione di sangue o di tessuto organico, né un capello, il medico legale ha
sbagliato l’altezza e il peso (20 cm e 40 kg. In meno), non sono state
sequestrate le registrazioni delle telecamere di sorveglianza della sua
villa a Torino, gli uomini della scorta non hanno saputo spiegare perché per
quattro giorni non lo hanno protetto, seguito, controllato come avevano
avuto l’ordine di fare dalla madre di Edoardo. Nessuno si è nemmeno
insospettito di un particolare inquietante rivelato dalla Scientifica:
all’interno dell’auto di Edoardo (equipaggiata con un motore Peugeot!) non
sono state trovate impronte digitali né all’interno né all’esterno. Ecco
perché oggi si può parlare con certezza solo di “morte” e non di suicidio o
omicidio o altro.
Dopo 14 anni l’inchiesta è ancora secretata – anche se io
l’ho pubblicata lo stesso, anzi l’ho voluto fare proprio per questo -, e
nessun necrologio ha ricordato la morte del figlio di Gianni
Agnelli. Nella cosiddetta “Royal Family” i personaggi scomodi o
“contro” vengono emarginati, dimenticati, cancellati. Basta guardare che
cosa è successo alla figlia Margherita, “colpevole” di aver portato in
tribunale i consiglieri e gli amministratori del patrimonio del padre: Gianluigi
Gabetti, Franzo
Grande Stevens e Siegfried
Maron (il capo del
“family office” di Zurigo che amministrava il patrimonio personale di Gianni
Agnelli nascosto all’estero). Margherita,
quando ci sono dei lutti in famiglia, viene persino umiliata mettendo il suo
necrologio in fondo a una lunga lista, anziché al secondo posto in alto,
subito dopo sua madre, come imporrebbe la buona creanza. Per l’anniversario
della morte di Edoardo nessun necrologio su laStampa né
sul Corriere –
i due giornali di proprietà di Jaky -, né poche righe di ricordo, nemmeno la
notizia di una Messa celebrativa. Edoardo, dunque, cancellato, come
sua madre, comeGiorgio Agnelli, uno dei fratelli di Gianni,
rimosso dalla memoria per il fatto di essere morto tragicamente in un
ospedale svizzero. E cancellato perfino come Virginia
Bourbon del Monte, la mamma di Gianni e dei suoi fratelli: Umberto,
Clara, Cristiana, Maria Sole, Susanna, Giorgio. Gianni non andò
nemmeno ai funerali di sua madre nel novembre 1945. Tornando a oggi Edoardo
è stato ricordato da un paio di mazzi di fiori fatti arrivare all’esterno
della tomba di famiglia di Villar Perosa (qualcuno ha forse negato
l’autorizzazione che venissero collocati all’interno?) da Allaman, in
Svizzera, da sua sorella Margherita e dai cinque nipoti nati dal secondo
matrimonio della signora con il conte Serge
de Pahlen (si chiamano Pietro,
Sofia, Maria, Anna, Tatiana). Margherita ha fatto celebrare una
Messa privata a Villar Perosa, così come a Torino ha fatto l’amico di
sempre, Marco Bava.
Tutto qui. I due nipoti di Edoardo, Jaky e Lapo, hanno
dimenticato l’anniversario. Lapo ha trascorso la giornata a inondare agenzie
e social network di stupidaggini puerili su Diego
Della Valle. Invece di contestare in modo convincente e solido i
rilievi del creatore di Hogan, Fay e Tod’s (“L'Italia cambierà quando capirà
quanto male ha fatto questa famiglia al Paese"), il fratello minore di
Jaky, a corto di argomentazioni, ha detto tra l’altro: "Una macchina può far
sognare più di un paio di scarpe”. Evidentemente Sergio
Marchionnenon gli ha ancora comunicato che la sua più strepitosa
invenzione è stata quella della “fabbrica di auto che non fa le auto”. E al
tempo stesso, evidentemente il fratello di Lapo non gli ha ancora spiegato
che la FIAT (anzi
la FCA) ha
smesso da tempo di produrre auto in Italia, eccezion fatta per pochi modelli
di “Ducato” in Val di Sangro o qualche “Punto” a Pomigliano d’Arco con
un terzo di occupati in meno, o poche “Maserati Ghibli” e “Maserati 4 porte”
a Grugliasco (negli ex-stabilimenti Bertone ottenuti in regalo, anziché
creare linee di montaggio per questi modelli negli stabilimenti Fiat chiusi
da tempo: a Mirafiorilavorano
un paio di giorni al mese 500 operai in cassa integrazione a rotazione su
2.770). Oggi FCA produce la Panda e piccoli SUV in Serbia, altri modelli in
Messico, Brasile, Polonia (Tichy), Spagna (Valladolid e Madrid), Francia.
Eppure Lapo una volta davanti alle telecamere disse di suo
zio Edoardo: «Era una persona bella dentro e bella fuori. Molto più
intelligente di quanto molti l'hanno descritto, un insofferente che
soffriva, che alternava momenti di riflessività e momenti istintivi: due
cose che non collimano l'una con l'altra, ma in realtà era così». A Villar
Perosa "ci sono state tante gioie ma anche tanti dolori". Dice Lapo: «Con
tutto l'affetto e il rispetto che ho per lui e con le cose egregie che ha
fatto nella vita, mio nonno era un padre non facile... Quel che si aspetta
da un padre, dei gesti di tenerezza, non parlo di potere... i gesti normali
di una famiglia normale, probabilmente mancavano». E poi riconosce quanto
abbia pesato su Edoardo l'indicazione di far entrare Jaky nell'impero Fiat:
«Credo che la parte difficile sia stata prima, la nomina di Giovanni
Alberto. Poi, Jaky è stata come una seconda costola tolta. Ma Edoardo si
rendeva conto che non era una posizione per lui».
Questo è vero solo in parte. Certo, Edoardo annoverava tra
gli episodi che probabilmente vennero utilizzati per stopparlo e rintuzzare
eventuali sue ambizioni, pretese dinastiche o velleità successori, anche la
virtuale “investitura” – attraverso un settimanale francese – con cui venne
mediaticamente, ma solo mediaticamente e senza alcun fondamento reale,
concreto, sincero, candidato suo cugino Giovanni Alberto alla successione in
Fiat. In realtà non c’era nessuna intenzione seria dell’Avvocato di
addivenire a questa scelta, nessuno ci aveva nemmeno mai pensato davvero, se
non Cesare Romiti per spostare l’attenzione dai guai giudiziari e dalle buie
prospettive che lo riguardavano ai tempi dell’inchiesta “Mani Pulite”. Il
nome del povero Giovannino venne
strumentalizzato e dato in pasto ai giornali, una beffa atroce, mentre le
vere intenzioni erano ben altre e quel nome così pulito e presentabile
veniva strumentalizzato con la tacita approvazione di suo zio Gianni (lo
rivela documentalmente in un suo libro l’ex direttore generale Fiat, Giorgio
Garuzzo).
Edoardo non conosceva in profondità questi retroscena, aveva
anch’egli creduto davvero che la scelta del delfino fosse stata fatta alle
sue spalle, si era un poco indispettito, non per la cooptazione del cugino,
o perché ambisse essere al posto suo, ma perché riteneva che non ci fosse
alcun bisogno di anticipare i tempi in quel modo, tanto più che a
quell’epoca Giovannino era un ragazzo non ancora trentenne. C’era un altro
punto che lo infastidiva: il fatto che Giovannino non lo avesse informato
direttamente, i rapporti tra loro erano tali per cui Edoardo si aspettava
che fosse proprio lui a dirglielo, prima che la notizia uscisse sui
giornali. L’equivoco venne risolto in fretta. Giovannino non appena venne a
conoscere l’irritazione di Edoardo per questo aspetto formale della vicenda,
volle subito vederlo, si incontrarono, chiarirono tutto, il figlio di
Umberto gli spiegò come stavano davvero le cose, e come stessero usando il
suo nome senza che potesse farci nulla. Edoardo si indispettì ancora di più
contro l’establishment della Fiat e si meravigliò che il padre di Giovannino
non avesse reagito con maggiore durezza. Ma Umberto, francamente, che cosa
avrebbe potuto fare? Stavano, per finta, designando suo figlio per il posto
di comando e lui poteva permettersi di piantare grane?
Poi Giovannino morì e al suo posto, pochi giorni dopo il
funerale nel dicembre 1997, nel consiglio di amministrazione della Fiat
venne nominato John Elkann, che di anni ne aveva appena ventidue e nemmeno
era laureato. Edoardo, nella sua ultima illuminante intervista a Paolo
Griseri de il Manifesto (15
gennaio 1998), dà una risposta netta sul suo, e di suo padre, “nipotino”
Jaky: “Considero quella scelta uno sbaglio e una caduta di stile, decisa da
una parte della mia famiglia, nonostante e contro le perplessità di mio
padre, che infatti all’inizio non voleva dare il suo assenso. Non si nomina
un ragazzo pochi giorni dopo la morte di Giovanni Alberto, per riempire un
posto. Se quel posto fosse rimasto vacante per qualche mese, almeno il tempo
del lutto, non sarebbe successo niente. Invece si è preferito farsi prendere
dalla smania con un gesto che io considero offensivo anche per la memoria di
mio cugino”. Edoardo, e questo è un passaggio fondamentale, afferma che suo
padre nutriva perplessità per quella scelta su Jaky. Sostiene che l’Avvocato
“in un primo tempo non voleva dare il suo assenso”. Forse era davvero questa
la realtà. Forse Gabetti e Grande Stevens già stavano tramando per mettere
sul trono, dopo la morte dell’Avvocato, una persona debole, giovane,
inesperta, fragile e quindi facilmente manovrabile e condizionabile. Le
trame si erano concretizzate tra la fine dell’inverno e la primavera del
1996 e la vittoria di Gabetti e Grande Stevens era stata sancita nello
studio del notaio Morone di
Torino il 10 aprile. Fu quello il momento in cui Edoardo venne, formalmente,
messo alla porta, escludendo il suo nome dall’elenco dei soci della “Dicembre”.
Anche se, in base al diritto successorio italiano, al momento della morte di
suo padre Edoardo sarebbe entrato di diritto, come erede legittimo, nella
“Dicembre”. La società-cassaforte che ancor oggi controlla FCA, EXOR, Accomandita
Giovanni Agnelli e tutto
l’impero. Una società in cui Gabetti e Grande Stevens (insieme a sua figlia
Cristina) e al commercialista Cesare Ferrero posseggono una azione da un
euro ciascuno che conferisce poteri enormi e decisivi.
Al di là di questo, c’era un’immagine che dava un enorme
fastidio a Edoardo: che suo padre si circondasse in molte occasioni
pubbliche, e private, di Luca
di Montezemolo. In quanti hanno detto, almeno una volta: “Ma
Montezemolo, per caso, è figlio di Gianni Agnelli?”. Comunque sia, un
figlio, un vero figlio, che cosa può provare nel vedere suo padre che passa
più tempo con un estraneo (perché è certo: Luca non è figlio dell’Avvocato,
anche se ha giocato a farlo credere) piuttosto che con lui? Ad esempio in
occasioni pubbliche come lo stadio, i box della formula 1 durante i Gran
Premi, per le regate di Coppa America, in barca, sugli sci, in altre mille
occasioni. Un giorno di novembre del 2000 un signore di Roma era
nell’ufficio di Gianni Agnelli a Torino per parlare d’affari. All’improvviso
si aprì la porta, entrò Edoardo come una furia ed esclamò: “Sei stato capace
di farmi anche questo! Hai fatto una cosa per Luca che per me non hai mai
fatto in tutta la mia vita. E non saresti nemmeno mai stato capace di fare”.
Sbattè la porta e se ne andò. Una settimana dopo è morto.
Comunque sia, ecco perché Jaky non ha voluto ricordare
nemmeno quest’anno suo zio Edoardo. Ma Lapo, che ha vissuto una vicenda per
qualche aspetto analoga a quella dello zio e che per fortuna si è conclusa
senza tragiche conseguenze (l’overdose a casa di Donato
Brocco in arte
“Patrizia”, la scorta che anche in questo caso “dimentica” di seguirlo,
proteggerlo, soccorrerlo, e infine dopo l’uscita dal coma Lapo “costretto” a
vendere le sue azioni per 168 milioni di euro), non avrebbe dovuto, non deve
e non può dimenticarsi di zio Edoardo. E’ proprio vero: questi giovanotti,
autonominatisi “rappresentanti” della Famiglia Agnelli” mentre invece sono
solo degli Usurpateurs,
non sanno nemmeno in certi casi che cosa voglia dire rispetto, rimembranza,
memoria, dolore, culto dei propri parenti scomparsi.
www.gigimoncalvo.com
|
<http://rassegna.governo.it/>
.
DOCUMENTI - ECCO IL LINK AL PDF DELLA RICHIESTA DI
AUTORIZZAZIONE AD ESEGUIRE PERQUISIZIONI NEL DOMICILIO DEL DEPUTATO
BERLUSCONI, INVIATA DAL PROCURATORE BRUTI LIBERATI AL PRESIDENTE DELLA
CAMERA
PDF -
http://bit.ly/eTwkdL 17-01-2011]
|
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NON DIMENTICARE
CHE: Le informazioni contenute in questo
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da fonti che MARCO BAVA ritiene affidabili. Ciononostante ogni lettore deve
considerarsi responsabile per i rischi dei propri investimenti
e per l'uso che fa di queste di queste informazioni
QUESTO
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letto
come fonte di specifici ed individualizzati consigli sulle
borse o sui mercati finanziari. Le nozioni e le opinioni qui
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pura informazione.
Ognuno di voi puo' essere in grado di valutare quale
livello di
rischio sia personalmente piu' appropriato.
MARCO BAVA
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ENRICO CUCCIA ----------MARCO BAVA |
ciao blogger de
LaStampa.it,
come ti avevamo annunciato in Aprile, il servizio blog La
Stampa verrá chiuso a breve.
Se vuoi che il tuo blog venga migrato su TypePad, dovrai
aumentare il tuo livello d’iscrizione ad un livello a pagamento (per
ulteriori dettagli, vai su
http://www.sixapart.com/it/typepad/prezzi/index.html).
Una volta scelto il tuo livello, comunicacelo con una mail
all’indirizzo
contactit@sixapart.com prima del 23 dicembre, indicando il livello
scelto e l’URL del tuo blog. Tieni presente che poi il tuo URL diventerà da
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Altrimenti puoi esportare il contenuto del tuo blog andando
su "Blog > Parametri > Importa/Esporta" per usarlo su un’altra piattaforma a
tuo piacimento.
Ti consigliamo di avvisare i tuoi lettori che il cambiamento avverrà il 6
gennaio 2010.
Per qualsiasi ulteriore informazione, non esitare a metterti
in contatto con il nostro staff di supporto TypePad, all’indirizzo
contactit@sixapart.com
Cordiali saluti
La Stampa e lo staff TypePad
|
La
ringraziamo sinceramente per
il Suo
interesse nei confronti di una produzione duramente colpita dal recente
terremoto, dalle stalle, ai caseifici fino ai magazzini di stagionatura. Il sistema del Parmigiano
Reggiano e del Grana Padano sono stati fortemente danneggiati con circa un
milione di forme crollate a terra a seguito delle ripetute scosse che
impediscono a breve la ripresa dei lavori in condizioni di sicurezza. Questo
determina di conseguenza difficoltà nella distribuzione del prodotto
“salvato”, che va estratto dalle “scalere” accartocciate, verificato
qualitativamente e poi
trasferito in opportuni
locali prima di poter essere posto in vendita. Abbiamo perciò ritenuto
opportuno mettere a disposizione
nel sito
http://emergenze.coldiretti.it tutte le
informazioni aggiornate relative alla commercializzazione nelle diverse
regioni italiane anche attraverso la rete di vendita degli agricoltori di
Campagna Amica.
Cordiali
saluti.
Ufficio
relazioni esterne Coldiretti
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LA CRISI FA
UN BAFFO AL CALTAGIRONE INFERNALE – le svalutazione di Mps e
Generali frenano la holding (girati alla cassaforte 352
milioni) ma il bilancio di gruppo, che somma i conti del
business del mattone, dell´editoria e delle costruzioni, è
andato in archivio ancora con il segno più: 24 milioni di
utile contro i 90 dell´anno prima - nel patrimonio familiare
è custodito un "tesoretto" di riserve, accumulato
negli anni di vacche grasse, di 946 milioni di euro…
Ettore Livini per La
Repubblica
La crisi del mattone e la
diversificazione finanziaria a Trieste e Siena regalano un
anno in rosso anche all´imprenditore più liquido d´Italia.
Fgc Spa - la cassaforte di Francesco Gaetano Caltagirone - ha
chiuso il bilancio 2008, appena depositato, con una perdita di
9 milioni di euro, contro i 13 milioni di utile dell´anno
precedente. E l´immobiliarista romano - per sostenere lo
shopping (continuato nel 2009) sui titoli Acea e Generali - è
stato costretto a mettere mano al salvadanaio di casa,
prestando di tasca propria 352 milioni in contanti alla
holding di famiglia.
La situazione del suo impero però,
malgrado il passivo della capogruppo, è ancora solidissima.
Certo, le svalutazioni ai livelli della Borsa sulla quota del
3,9% in Mps (costata 234 milioni) e dell´1,9% in Generali
(ridotto per 95 milioni) hanno rallentato la generazione di
cassa.
E la posizione finanziaria netta
consolidata è peggiorata dai 128 milioni di debiti del 2007
ai 694 del 2008. Ma il bilancio di gruppo - quello che somma i
conti del business del mattone, dell´editoria e delle
costruzioni - è andato in archivio ancora con il segno più:
24 milioni di utile contro i 90 dell´anno prima.
E nel patrimonio familiare è
custodito un "tesoretto" di riserve, accumulato
negli anni di vacche grasse, di 946 milioni di euro. Una
scorta di liquidità da Guinness, in grado di mettere mette al
riparo la Fgc da ogni sorpresa e lasciare la porta aperta a
eventuali nuove scommesse imprenditoriali del socio di
riferimento.
La prudenza contabile di Caltagirone
ha risparmiato al suo gruppo i contraccolpi del crollo del
mattone. Fgc ha in portafoglio un ricchissimo elenco di
investimenti immobiliari a Roma in zone di pregio (da via del
Corso a via Nazionale fino a via Barberini e Piazza Navona).
Asset che a bilancio valgono 494 milioni e su cui gravano
garanzie reali per 422 milioni. Il loro reale valore di
mercato però - secondo quanto calcolato dalla Fgc - è di
oltre 860 milioni di euro.
Il 2009 del gruppo dell´imprenditore
romano, con ogni probabilità, andrà in archivio ancora in
chiaroscuro. I suoi 777 milioni di euro investiti a Piazza
Affari a fine 2008 (399 su Mps, 230 su Generali e 143 su Acea)
non hanno dato grandi soddisfazioni. Il leone di Trieste
viaggia sui livelli dello scorso anno, mentre Siena vale oggi
il 18% meno di dicembre 2008. Caltagirone però non molla la
presa. Negli ultimi mesi ha rastrellato in Borsa altri titoli
del colosso assicurativo (riavvicinandosi alla soglia del 2%
dopo la diluizione seguita alla fusione Generali-Alleanza) e
della municipalizzata romana.
È proprio su questi due fronti, in
effetti, che l´editore de Il Messaggero dovrebbe giocare le
partite più calde del 2010. Il suo pacchetto in Generali gli
consentirà di pesare moltissimo nel rinnovo della presidenza
del gruppo, forse la poltrona più ambita dell´ex salotto
buono di Mediobanca. Acea invece (dove Caltagirone ha l´8%
circa) potrebbe diventare il suo cavallo di Troia per sbarcare
nel promettente mercato della gestione privata dell´acqua in
Italia.
[29-12-2009]
SO’ CALTA-NERONE, L’ACEA ME LA MAGNO IN UN BOCCONE – 'LA
REPUBBLICA' DI SORGENIA-CIR FA IL CONTROPELO ELETTRICO AL SUO RIVALE -
CALTA (7%) BOCCIA I 2 NOMI PER IL D.G. PROPOSTI DA ALEMANNO (51%) –
DIMISSIONI DI ALVI? NON VOLEVA CONSEGNARE ACEA A CALTA…
Giovanna Vitale per "la
Repubblica"
Nuovo braccio di ferro in Acea. Il 28 maggio si gioca l´ennesima
partita, anche questa decisiva, sulla nomina del nuovo direttore
generale, ruolo che l´ex ad Andrea Mangoni aveva
inglobato. Adesso alcuni soci, il Comune in primis, vorrebbero
ripristinare l´incarico per riequilibrare il potere del nuovo ad, Marco
Staderini, e di chi lo ha voluto in quel posto di comando
(leggi Francesco Gaetano Caltagirone).
Per due volte Alemanno ha fatto due nomi (Francesco
Sperandini e Andrea Bossola, dirigenti di Acea)
e per due volte sono stati bocciati. Caltagirone infatti
punterebbe su un terzo nome che presto verrà fuori.
Nel frattempo c´è da segnalare una grossa novità nella compagine
azionaria di Acea, che ha fatto registrare l´ingresso di Generali con
una quota del 2,097% (come risulta dal bollettino Consob del 18 maggio).
Nel colosso assicurativo Caltagirone detiene l´1,4%
del capitale, che gli permette di stare a pieno titolo nel comitato
esecutivo. Chi può escludere in futuro una alleanza strategica in Acea?
Anche perché Generali e Caltagirone insieme
raggiungono la quota azionaria detenuta da Suez-Gdf
, in grado di condizionare in modo definitivo le scelte della
società (potrebbero cioè eleggere 3 consiglieri di amministrazione).
Non è un caso che venerdì scorso, il consigliere in quota francese,
Jean Luois Chaussade, si sia segretamente incontrato
con Caltagirone nei suoi uffici di via Barberini:
un faccia a faccia per fare il punto sugli accordi di joint-venture (Alemanno
sapeva dell´incontro o è stato tagliato fuori?).
Del resto è noto che il potente costruttore romano abbia un forte
ascendete sul sindaco. C´è un particolare nelle recenti dimissioni di Geminello
Alvi dal cda di Acea che val la pena raccontare. Alvi era
stato designato dal Campidoglio, dunque da Alemanno,
in sostituzione di Luigi Spaventa: al momento del suo
abbandono, dopo appena sei mesi, parlò di «motivi personali»,
versione rilanciata pure dal sindaco.
Ma la verità risulta dal verbale del 28 marzo: il professore fu l´unico
a votare contro la cooptazione e la nomina di Staderini come
amministratore delegato. Secondo Alvi questa scelta
avrebbe consegnato le chiavi della multiutility a Caltagirone.
E lo aveva denunciato, svelando i rischi di una concentrazione di potere
enorme.
Insieme a Massimo Caputi (nominato consigliere di
Acea su indicazione della Fincal, la cassaforte del gruppo del
costruttore romano) Staderini siede infatti nel board
di Mps capital service, banca del Monte dei Paschi, dove Caltagirone
mantiene una quota importante. E sta anche al vertice di Fimit
SGR, la società che gestisce i fondi immobiliari di molti enti
previdenziali tra cui Inpdap, Enasarco Inarcassa.
Quanto basta per procedere con estrema prudenza. Vedremo se la nomina
del nuovo direttore generale di Acea chiarirà le idee sul controllo
reale della società.
[27-05-2009]
|
| |
Videoinforma : www marcobava.it
Fuell cell a idrogeno
Pubblicata il 17/11/2009
Dalle sperimentazioni in corso in Giappone incominciano
a delinearsi i dati di consumo delle auto con fuel cell a idrogeno. Lungo un
percorso di 1.132 km, i modelli Honda FCX Clarity, Nissan X-Trail FCV e
Toyota Highlander FCHV hanno percorso mediamente 118 km con un kg
d'idrogeno.
Un dato promettente, tenendo conto che un chilogrammo d'idrogeno contiene
quasi la stessa energia di quattro litri di benzina (che pesano circa 3 kg):
in pratica, dal punto di vista energetico (sui costi è attualmente
impossibile fare i conti), è come se le vetture avessero percorso 30 km con
un litro benzina. Un eccellente risultato tenendo conto che i modelli in
questione hanno dimensioni abbastanza elevate. Il problema, attualmente, è
che per stivare la quantità d'idrogeno gassoso compresso a 700 bar
necessaria a percorrere 400 km occorrono ancora ingombranti e pesanti
bombole.
|
www.ecorete.it
www.visual.paginegialle.it/
ARRIVA LA
CERNOBBIO DEI «BLOGGER» ECONOMICI...
(M. Ver. per il "Corriere della Sera") - La blogosfera dei commentatori
economici e finanziari va offline e s'incontra in carne ed ossa, tra
incontri, dibattiti e seminari: va in scena il 12 e 13 novembre a Castrocaro
Terme il «BlogEconomy Day», il festival dei blogger economici, arrivato
quest'anno alla seconda edizione.
Nato in una sera di
fine estate 2010 da un'idea di tre blogger attivi in ambito economico e
finanziario - Bimbo Alieno, Mercato Libero, Il Grande Bluff - il
«BlogEconomy Day» schiera oltre venti voci indipendenti del web e si
articola in un fitto calendario di incontri e sessioni di «live blogging»,
che da quest'anno saranno visibili in streaming video sul sito del blog fest
(http://blogeconomyday.altervista.org): un'integrazione tra online e offline
che si estende anche all'account Twitter aperto per l'occasione, sul quale i
partecipanti «in remoto» avranno la possibilità di fare domande ai relatori.
Dopo il debutto di un
anno fa ad Acqui Terme il BlogEconomy Day, e quella che all'inizio poteva
apparire «una mezza follia» si è rivelata un successo, con circa 450
partecipanti in sala. «Prima sono arrivate le adesioni degli altri blogger e
poi soprattutto la risposta dei nostri lettori è stata travolgente,
inducendoci a tornare quest'anno a replicare l'evento». E quest'anno,
seguendo le correnti dell'attualità, i mala tempora della crisi la faranno
da primi attori in scena, ispirando molti degli interventi.
Tra
i temi caldi ci saranno il debito pubblico e l'ipotesi di default; fornirà
carburante al dibattito anche il tema dei Btp. Altri incontri saranno
dedicati all'euro, al signoraggio, alle tasse, alle imprese ed ai nuovi
modelli sociali possibili. Completa il programma un corso di educazione
economica per ragazzi dagli 8 ai 18 anni ed una sessione di trading. |
SAPEVI CHE
L'INCENERITORE PROVOCA DANNI E MORTE CALCOLATI ECONOMICAMENTE DAL
POLITECNICO DI TORINO :
INFORMATI VEDENDO GLI STUDI DEL PROF.UGAZIO
clicca qui
La tecnica per arrivare ad ottenere il consenso sull'inceneritore che
uccide non si raccoglie piu' l'immondizia si fa crescere l'emergenza , si
crea il consenso all'inceneritore ed il guaio e' fatto ! |
Veri mostri
botanici, verosimilmente provocati dall'inquinamento con agenti mutageni
(cromo esavalente, diossine, policlorobifenili).
|
LA
SINTESI CHE SEGUE E’ STATA REDATTA DAL DR.TOPINO IN DATA 02,03.10 PER UNA
INTERPELLANZA MAI FATTA DALL’
On. Scilipoti Domenico
Cromo esavalente nel comprensorio della Spina 3, area Vitali, di Torino e
precisamente nel quadrilatero compreso tra via Borgaro, via Verolengo, via
Orvieto e corso Mortara.
Nel corso delle indagini ambientali, condotte nel 2002 presso la sede
dell'ex acciaieria Vitali a Torino, è stata riscontrata una situazione di
contaminazione dovuta alla presenza di cromo esavalente in concentrazioni
eccedenti il limite di 5 µg/litro fissato dal DM 471/99 per le acque
sotterranee, con un massimo pari a 455 µg/litro in corrispondenza del pozzo
di monitoraggio denominato P4.
La
sorgente principale del cromo esavalente è stata individuata nelle vasche di
neutralizzazione e di filtrazione, nonché nell'area di terreno dove era
presente la lavorazione di cromatura.
In
virtù dell'elevato valore di cromo esavalente riscontrato, è stata decisa
l'installazione di un sistema di pompaggio e di trattamento con solfato
ferroso dell'acqua di falda, definito Pump & Treat, che, come prevedibile,
ha dato risultati modesti.
Gli ultimi monitoraggi indicano che i valori di concentrazione del cromo
esavalente, dal 2003 al 2005, sono rimasti superiori ai valori stabiliti dal
DM 471/99 e dal DLgs 152/06 e pressoché costanti sia nell'area dello
stabilimento, che immediatamente a valle di esso.
L’Arpa Piemonte, in data 11 settembre 2008, ha precisato che: “L'area è
stata messa in sicurezza, sono stati eliminati i fanghi contaminati
(ndr: anche se la domanda su dove siano finiti è rimasta senza risposta),
è stato fatto un pompaggio e un trattamento delle acque, tanto che ora negli
stessi punti di prelievo del 2002, la concentrazione di cromo esavalente va
dai 0,5 ai 30 microgrammi/litro (ndr: tenendo presente che il limite per
il cromo esavalente nell’acqua di falda è di 5 microgrammi/litro).
L'area non è ancora bonificata e i dati si riferiscono
alla prima fase di messa in sicurezza”.
La
relazione tecnica in oggetto precisa che: “L’intervenuto obbligo del
D.Lgs 4/2008 di rispettare i limiti tabellari per le acque di falda al
confine del sito è ancora al vaglio degli Enti” e che “La misura
massima più recente (febbraio 2008) è stata pari a 22 microgrammi al litro”,
cioè oltre quattro volte il limite tabellare previsto per il cromo
esavalente.
Il
sito dell'acciaieria, fin dall'inizio del '900 sede di attività di tipo
industriale siderurgico, ha una superficie di 250.000 metri quadri, che
dovrebbe essere destinata ad uso pubblico e residenziale.
Tale area è risultata contaminata da scorie di acciaieria con superamento
dei limiti consentiti da parte dei principali metalli pesanti (nichel, cromo
e cromo esavalente).
L'inquinamento è stato riscontrato anche all'esterno del sito, dove sono
stati trovati degli strati di riporto contenenti scorie di acciaieria.
Il
volume delle scorie è stato stimato in circa mezzo milione di metri cubi.
Sono stati riscontrati anche altri contaminanti in quantità superiore ai
limiti.
Visto l'elevato volume di scorie di acciaieria presente e considerato che il
costo di conferimento in discarica è stato stimato pari a circa 80 milioni
di euro (nel 2003), l'intervento di rimozione di tutta la massa dei rifiuti
è stato valutato non compatibile con il valore dell'area.
E’
stato stabilito di rimandare ad un approfondimento con la SMAT la decisione
di autorizzare lo scarico delle acque provenienti dal trattamento nella rete
fognaria o nelle acque superficiali.
Le
determinazioni più recenti consistono nella preclusione alla realizzazione
di pozzi ad uso idropotabile, nell'area costituita dalla prevedibile
estensione della situazione di contaminazione da cromo esavalente dopo un
tempo di 50 anni.
La
Provincia ha richiesto alcune integrazioni, perché ritiene che dopo lo
spegnimento dell'impianto Pump & Treat, con un possibile nuovo aumento dei
valori di cromo esavalente, bisognerebbe installare un pozzo di monitoraggio
nel punto limite presunto di contaminazione.
La
Provincia ha anche richiesto un monitoraggio di carattere permanente e la
registrazione sugli strumenti urbanistici dei vincoli derivanti dal
permanere di acque sotterranee contaminate, al fine di garantire nel tempo
la tutela della salute pubblica ed una adeguata protezione dell'ambiente.
Da
un documento Ufficiale della Città di Torino possiamo apprendere che il
cromo esavalente, al termine delle operazioni di bonifica supera ancora il
limite di legge di 5 microgrammi/litro.
Le
concentrazioni di cromo esavalente nella falda rimangono superiori ai
limiti, cosa mai negata dalle Amministrazioni.
Divisione Ambiente e Verde
Settore Ambiente e Territorio
Ufficio Bonifiche
Prot n. 14532 Tit. 06 Cl. 9 – 7 Fasc. 3
Data: 18/09/2008 074/S147/Eh
…
La
messa in sicurezza di emergenza del nucleo più contaminato da cromo
esavalente della falda è stata condotta fra ottobre 2003 e maggio 2005. A
seguito di tale intervento i livelli di concentrazione presenti in falda,
seppur sempre superiori ai limiti di legge, sono sensibilmente diminuiti, da
oltre 400 a 30 microgrammi/litro.
…
Il
Dirigente Settore Ambiente e Territorio
Ing. Federico Saporiti
Il
cittadino potrebbe porsi alcune domande:
Non era il caso di informare la popolazione, che sembra all'oscuro di tutto?
Non conveniva bonificare l'area subito, invece di programmare interventi di
monitoraggio per 50 anni?
L'acqua e la salute delle persone non sono beni preziosi? Non valgono di più
del costo stimato per la bonifica?
Perché in nessun punto dei documenti acquisiti viene precisato che il cromo
esavalente è un cancerogeno di prima classe al pari del benzene,
dell'amianto, delle ammine aromatiche e delle radiazioni ionizzanti?
Perché l’inchiesta sull’inquinamento da cromo esavalente nell’area in esame
è stata archiviata pur sapendo che i valori di inquinamento sono risultati
superiori ai limiti tabellari di legge?
|
Cromo esavalente nella Dora a Torino
|
In
una intervista rilasciata recentemente a Radio Impronta Digitale, il Dott.
Silvio Coraglia, direttore della Circoscrizione 2 di Torino, ha parlato
anche della questione relativa al cancerogeno cromo esavalente trovato nella
falda acquifera adiacente alla Dora Riparia nell’area dell’ex acciaieria
Vitali.
Dice
il Coraglia:
“Un ultima cosa volevo dire rispetto ad allarmismi creati anche da sedicenti
esperti in materia è che questi sedicenti esperti in materia nel più recente
passato hanno suscitato allarmi e timori infondati tipo ad esempio il cromo
nella Dora che... anche qui era stata fatta una grossa campagna di stampa
sulla possibilità di cromo sulla Dora, fatti tutti gli interventi e tutte le
misurazioni si è dimostrato assolutamente inutile, quindi invito i cittadini
anche a diffidare da sedicenti esperti e tecnici che tendono poi ad
allarmare più del dovuto la popolazione e le persone che gli vengono a
contatto”.
Ma
come stanno realmente le cose?
Da
un documento Ufficiale della Città di Torino possiamo apprendere che il
cromo esavalente, al termine delle operazioni di bonifica supera ancora il
limite di legge di 5 microgrammi/litro.
Divisione Ambiente e Verde
Settore Ambiente e Territorio
Ufficio Bonifiche
Prot n. 14532 Tit. 06 Cl. 9 - 7 Fasc. 3
Data: 18/09/2008 074/S147/Eh
...
La
messa in sicurezza di emergenza del nucleo più contaminato da cromo
esavalente della falda è stata condotta fra ottobre 2003 e maggio
2005. A
seguito di tale intervento i livelli di concentrazione presenti in falda,
seppur sempre superiori ai limiti di legge, sono sensibilmente
diminuiti, da oltre
400 a
30 microgrammi/litro.
...
Il
Dirigente Settore Ambiente e Territorio
Ing. Federico Saporiti
Via
Padova 29 - 10152 Torino - tel. +39.011.4426542 - fax +39.011.4426562
P.S.:
Il colore del cromo esavalente.
http://www.youtube.com/watch?v=5kEBY1LJHa4
|
Cromo esavalente nella Dora - Un anno dopo
L'inchiesta è stata
archiviata da un pezzo, l'acqua della Dora Riparia a Torino sembra
pulita come dicono il comune e l'ARPA?
10.08.09
|
Creato Lunedì, 26
Settembre 2011 11:52
Scritto da Lisa
Vagnozzi
Dove gli adulti
falliscono o dimostrano tutti i loro limiti, spesso sono i bambini
a rimettere le cose a posto: a questo tema il sito americano TreeHugger
ha recentemente dedicato un articolo, proponendo 6
storie di piccoli grandi ambientalisti che, con semplicità e
schiettezza, si sono resi protagonisti di azioni importanti a tutela
della natura. Noi ci siamo presi la libertà di aggiungere all’elenco due
bambini molto speciali, la canadese Severn
Suzuki e il tedesco Felix
Finkbeiner.
1. Caitlyn Larsen
Caitlyn è un bambina
di 10 anni di Orogrande, New Mexico. Un giorno, guardando fuori dalla
finestra della sua cameretta, si è accorta che sul fianco di una montagna
vicina si stava aprendo uno strano buco. Indagando, Caytlin ha scoperto che
si trattava di una nuova cava
mineraria. A questo punto, la ragazzina ha preso carta e penna e ha
scritto ai giornali, per raccontare come quei lavori di scavo
stessero devastando il paesaggio
intorno alla sua città. La lettera non è passata inosservata ed è finita
sulla scrivania del direttore della New Mexico Mining and Mineral
Division, che ha convinto la società a bloccare le perforazioni: la
montagna di Caitlyn è salva!
2. Birke Baehr
A soli 11 anni Birke
ha le idee molto chiare in tema di alimentazione:
è infatti un convinto paladino del biologico
ed è diventato protagonista di incontri nelle scuole
americane, per raccontare la propria esperienza e sensibilizzare i
coetanei, invitandoli a riflettere sul valore nutrizionale di ciò che
mangiano, sugli
OGM e sull’uso di pesticidi
e di altre sostanze nocive nelle coltivazioni.
3. Olivia Bouler
Ricordate il disastro
della Deepwater
Horizon, che lo scorso anno ha tenuto con il fiato sospeso il mondo
intero? Di fronte a tanta devastazione ambientale, l’undicenne Olivia
ha deciso di darsi da fare in prima persona, collaborando con la National
Audubon Society per vendere i disegni degli esemplari di
uccelli più colpiti dalla
marea nera. La vendita ha fruttato oltre 200.000 dollari,
che sono stati devoluti ad azioni di ripristino degli ecosistemi del Golfo.
In occasione del primo anniversario dell’incidente, Olivia
ha anche pubblicato un libro, perché quanto accaduto non venga
dimenticato ma rappresenti un monito per il futuro.
4. Cole
Rasenberger
A 8 anni Cole si
è impegnato attivamente per salvare le
foreste della sua regione, nel North Carolina,
coinvolgendo numerosi coetanei della propria scuola. La sua iniziativa è
stata di una semplicità estrema: i bambini hanno inviato delle cartoline
firmate alle catene di
fast food per chiedere loro di passare a packaging
riciclati e sostenibili. La mobilitazione ha centrato un obiettivo
importante, ottenendo risposte ed impegni da un colosso del settore, McDonald’s.
Successivamente, gli sforzi di Cole si sono concentrati su una seconda
catena, la KFC: l’azienda ha ricevuto direttamente dalle mani del
bambino ben 6.000 cartoline, grazie al coinvolgimento degli
allievi di altre scuole elementari della zona, ma al momento non ha offerto
riscontri positivi. L’importante, però, è non mollare!
A 9 anni Mason ha
fatto una constatazione di una semplicità disarmante: si è reso conto che
il getto d’acqua
che scaturiva dai rubinetti del bagno della scuola, del campo di baseball,
dei negozi e delle case della sua città era inutilmente forte. Per
questo, ha scritto al sindaco chiedendogli di abbassare la pressione
dell’acqua nelle
tubature, ottenendo un risparmio
idrico calcolato tra il 6% e il 25%.
6. Ashton Stark
A 14 anni Ashton ha
deciso che era ora di tagliare le
emissioni di CO2 della propria famiglia: con
questo obiettivo, ha preso la vecchia auto dei nonni, parcheggiata in garage
a prendere polvere, e l’ha dotata di nove
batterie da golf cart. Ora la vecchia auto può viaggiare
ad una velocità massima di poco più di 70 km/h – non molto, ma sufficiente
per spostarsi in città – senza emettere anidride carbonica.
7. Severn Suzuki
Nel 1992, a soli 12
anni, Severn promosse una raccolta fondi con la Environmental Children's
Organization (ECO), un gruppo di bambini ecologisti da lei fondato 3
anni prima, per poter prendere parte al Vertice della Terra delle
Nazioni Unite, a Rio de Janeiro. Qui, in soli sei minuti e
con parole semplici, schiette ed efficaci, Severn espresse il punto di
vista di una bambina sui maggiori problemi ecologici, zittendo
(momentaneamente…) i potenti del mondo. Oggi, a 30 anni, Severn continua nel
suo impegno a favore della tutela dell’ambiente, collaborando con The
Skyfish Project.
8. Felix
Finkbeiner
A 9 anni, dopo una
lezione della sua maestra sulla fotosintesi
clorofilliana, Felix decise di piantare un piccolo albero sul
davanzale della finestra della sua classe, per poi esclamare, con
quell’entusiasmo genuino tipico dei più piccoli, “Pianterò un milione
di alberi in Germania”. Oggi Felix ha 13 anni e, al motto Stop
talking! Start planting!, ha superato il suo obiettivo: ha infatti
piantato il milionesimo albero il 4 maggio 2011. Alla cerimonia erano
presenti rappresentanti politici e Ministri dell'Ambiente di ben 45 nazioni.
Piccoli grandi
uomini da cui i "veri" grandi dovrebbero prendere esempio.
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Creato Martedì, 12 Giugno 2012 16:47
Scritto da Marta Albè
Tra Ottocento e Novecento furono messe
a punto alcune invenzioni che avrebbero potuto rivelarsi in
grado di rivoluzionare la nostra esistenza odierna.
Se l'auto
ecologica progettata da Henry Ford o l'automobile a
corrente alternata ideata da Nikola Tesla fossero state prodotte su
larga scala decenni fa, forse in questo momento non ci troveremmo a condurre
guerre spietate per il possesso del petrolio necessario
alla produzione del carburante che, secondo Ford, avrebbe potuto essere
ricavato in ingenti quantità a partire dai vegetali. Lo stesso Tesla fu in
grado di creare un motore elettrico ad emissioni zero e di
ricavare energia sfruttando le correnti elettriche della Terra.
A due donne si devono invece l'invenzione del primo sistema antinquinamento
e di un dispositivo per rendere potabile l'acqua di mare grazie ai raggi
solari.
Senza stare
a sindacare sul "perché" queste invenzioni non abbiano trovato seguito,
proviamo a ricordarle e a omaggiarle affinché siano da spunto per un reale
cambiamento di rotta, anche alla luce delle recenti scoperte tecnologiche.
1) Energia
elettrica gratis dalla Terra
Nikola Tesla (1856 –
1943) fu un ingegnere ed inventore di origine serba, ma
naturalizzato statunitense, che sperimentò particolarmente nell'ambito dell'elettromagnetismo
tra fine Ottocento ed inizio Novecento. Tra le sue ideazioni vi fu quella di
riuscire a ricavare energia in maniera praticamente gratuita
sfruttando le correnti elettriche fornite dalla Terra. Tesla, da moti
considerato un genio, provò la propria capacità di sfruttare le correnti
elettriche che attraversano le rocce ed i suoni insieme ad un amico
nell'area di Pike Peak mediante due strumenti denominati autoharp,
delle arpe di trasmissione dotate di microfoni. I due si separarono
ponendosi ai lati opposti di un picco, distanziati l'uno dall'altro da
quattro chilometri di roccia. Gli strumenti furono collegati al terreno
attraverso un metodo segreto e furono sintonizzati in base alle risonanze
armoniche della Terra. Al preciso momento che Tesla aveva stabilito, i due
strumenti furono in grado di produrre note musicali per
suonare interi brani grazie all'impiego della corrente elettrica terrestre.
2) Il primo sistema
antinquinamento
Il
primo sistema antinquinamento della storia fu inventato da una
donna statunitense nel 1879. Parliamo di
Mary Walton, la quale decise di dirigere il proprio impegno e
le proprie conoscenze verso l'obiettivo di ridurre le emissioni
inquinanti e nocive provenienti dalle fabbriche, che in quegli anni
si stavano prepotentemente diffondendo sul territorio. L'invenzione della
Walton era basata sull'utilizzo di enormi contenitori ricolmi
d'acqua, simili a serbatoi, verso i quali venivano condotte le
polveri inquinanti, che proprio dall'acqua dovevano essere trattenute prima
di venire convogliate lungo la rete fognaria. A Mary Walton si deve inoltre
la progettazione del primo sistema in grado di limitare
l'inquinamento acustico.
3) Distillatore
solare per l'acqua di mare
Maria Telkes
(1900 – 1995), nel 1920, quando all'epoca aveva solamente vent'anni, inventò
un sistema di distillazione solare in grado di
rendere potabile l'acqua di mare. Il sistema prevedeva d versare
dell'acqua salina in uno speciale recipiente ricoperto da una lastra in
vetro trasparente, che doveva essere esposto al sole, affinché i raggi
solari potessero svolgere la propria azione di depurazione dell'acqua. Il
sistema era in grado di produrre nel giro di poche ore alcuni litri
di acqua potabile, che poteva rivelarsi indispensabile nel caso di
un naufragio per la sopravvivenza dei passeggeri di un'imbarcazione. A lei
si devono inoltre l'invenzione del forno solare e della Casa
Carlisle, il primo edificio sperimentale a riscaldamento solare.
4) L'auto
ecologica di Henry Ford
Il fondatore
della casa automobilistica più famosa di tutti i tempi fu, all'insaputa di
molti, l'ideatore di una delle prime automobili completamente
ecologiche e green, sia per via dei materiali che la costituivano
sia per via della fonte combustibile utilizzata per il suo funzionamento. Si
tratta della
Hemp Body Car, ideata da Henry Ford (1863 – 1947) nel 1941.
L'automobile era costituita principalmente da fibre di cellulosa
biodegradabili derivate dalla canapa e dalla
paglia di grano, ma non solo. Il funzionamento del suo motore era stato reso
possibile mediante l'impiego di etanolo di canapa. Già nel 1925 Ford aveva
azzardato l'ipotesi di riuscire a creare un'auto completamente
realizzata ed alimentata grazie alla canapa. Era inoltre certo che
dalla maggior parte dei vegetali, comprese mele, patate ed erbacce,
potessero essere tratte sostanze combustibili da utilizzare per il
funzionamento degli stessi mezzi per la coltivazione agricola, garantendo la
possibilità di coltivare i campi con l'ausilio di mezzi meccanici per
centinaia di anni. La Hemp Body Car era alimentata dalla canapa distillata,
il cui valore inquinante era stato indicato come pari a zero. Perché non
venne mai prodotta su larga scala? Poiché Ford morì pochi anni dopo, nel
1947, e poiché nel 1955 la coltivazione della canapa fu proibita negli Stati
Uniti.
5) L'auto a corrente alternata di
Tesla
Ancora a
Nikola Tesla si deve l'ideazione di un'automobile in grado di
sfruttare la corrente alternata, anziché la corrente continua.
Grazie a Tesla nel 1895 nei pressi delle Cascate del Niagara era entrata in
funzione una stazione idroelettrica a corrente alternata grazie alla quale
egli raggiunse la propria popolarità all'interno del panorama scientifico.
La Pierce-Arrow begli anni Trenta del '900 aveva deciso di
dare vita ad un'automobile
elettrica in grado di sfruttare la corrente alternata seguendo
le istruzione fornitegli da Tesla. I suo motore era progettato per
raggiungere 1800 giri al minuto ed era dotato di una ventola frontale per il
raffreddamento. Il motore dell'automobile fu in seguito modificato da Tesla
al fine di permettere il funzionamento autonomo del veicolo mediante un
circuito elettrico in grado di produrre energia e di garantire il
funzionamento in movimento del mezzo per decine di chilometri senza
che il motore emettesse alcun rumore e senza la produzione di sostanze
inquinanti. Secondo Tesla il nuovo dispositivo di sua invenzione non solo
avrebbe potuto alimentare un'automobile per sempre, ma anche fornire
l'energia necessaria ad interi edifici. Tesla morì solo e
dimenticato nel 1943, frustrato per non essere riuscito ad imporre
al mondo i propri progetti, che probabilmente non furono compresi poiché giudicati
in anticipo di almeno mezzo secolo.
Marta Albè
Leggi anche:
-
Ford Hemp Car: l'auto ecologica esisteva già 70 anni fa
Creato Venerdì, 25 Settembre 2009 09:38
Scritto da
Alessandro_Ribaldi
Quasi tutti
sanno che nel 1903 Henry Ford fondò una delle case automobilistiche che
hanno fatto la storia: la
Ford Motor
Company. Sono invece pochi a conoscere che
lo stesso Ford progettò un veicolo costruito principalmente di
fibre di cellulosa biodegradabili derivate da
canapa , sisal e paglia di grano, ma - soprattutto - alimentata
per mezzo di etanolo di canapa. Correva l'anno
1941. E la vettura in questione era la Hemp Body Car,
l'auto più ecologica del mondo.
Henry Ford
non aveva mai nascosto il sogno di realizzare "...vetture a prezzi
ragionevoli, affidabile ed efficienti..." e tutt'ora, con le dovute
remore dettate dal mercato, la casa statunitense da lui fondata è in effetti
una delle più accattivanti per quanto riguarda il rapporto qualità prezzo.
Per quanto riguarda il progetto della "bio vettura" si
erano, però, creati tutti i presupposti per trovarsi di fronte ad un mezzo
che avesse le capacità di esaudire totalmente le volontà di Ford.
Già
nel 1925 lo stesso Ford rilasciò al New York Times
una dichiarazione che fece supporre quanto avesse competenze e volontà
adeguate a creare un'autovettura capace di utilizzare carburanti
alternativi: "Il carburante del futuro sta per venire dal frutto, dalla
strada o dalle mele, dalle erbacce, dalla segatura, insomma, da quasi tutto.
C'è combustibile in ogni materia vegetale che può essere
fermentata e garantire alimentazione. C'è abbastanza alcool
nel rendimento di un anno di un campo di patate utile per guidare le
macchine necessarie per coltivare i campi per un centinaio di anni".
Ford all'epoca azzardò l'ipotesi che si potesse arrivare a vetture fatte di
canapa che utilizzassero l'etanolo come carburante.
Unendo la
passione per la natura ed un indubbio fiuto per gli affari, l'imprenditore
americano volle ad ogni costo che venisse realizzata una vettura che
"uscisse" dalla terra. Per realizzare questo affascinante progetto impegnò
nella ricerca fior fiore di ingegneri che nel 1941, dopo 12 anni di studi,
diedero forma concreta alla più ecologica delle automobili.
La Hemp Body Car era una realtà: interamente composta da
plastica in fibre di canapa, biodegradabile e dieci volte più leggera delle
auto con carrozzeria d'acciaio.
Inoltre per
dimostrare quanto fosse valido tale progetto si realizzò persino uno spot in
cui la vettura veniva colpita ripetutamente con un martello da incudine
senza che si scalfisse o graffiasse minimamente. Ma la grande novità, come
detto, era nel carburante: la Hemp Body Car era difatti alimentata dalla
canapa distillata, il cui impatto inquinante era pari ad un
clamoroso "valore zero". Henry Ford morì sei anni dopo e, nel 1955, la
coltivazione della canapa venne proibita negli Usa. I re dell'acciaio e del
petrolio ripresero il controllo delle operazioni lasciando che quest'idea
"fumosa" venisse dimenticata.
A questo
punto la domanda che viene naturale porsi è: perché solo ora,
e per giunta timidamente, stanno rispuntando supposizioni, studi, progetti e
dichiarazioni che Henry Ford nei primi ventenni del novecento aveva cercato
di promuovere?
La
risposta può essere senz'altro riscontrata nel processo economico politico
che ha portato il petrolio ad essere un combustibile dal grande
"potere" finanziario, capace di non favorire la reale funzionalità
di una tecnologia rispetto ad un'altra, ma appoggiando esclusivamente gli
interessi e le strategie politiche.
Questi
progetti risultarono sicuramente scomodi all'epoca, per via della crescita
delle nazioni che potevano continuamente beneficiare di risorse petrolifere
(gli stati medio orientali, ad esempio, si scoprirono grossi beneficiari di
oro nero proprio in quegli anni). Oggi, con una crisi petrolifera sempre più
evidente, con la crescita di un'educazione orientata alla salvaguardia
ambientale e, soprattutto, con una volontà nell'abbassare sprechi e
consumi, si potranno forse portare a termine le volontà del
fondatore del marchio Ford.
La casa
automobilistica dall'ovale blu sta dimostrando di essere una delle più
motivate ad orientarsi a questo tipo di approccio, mettendo in commercio, ed
è stata la prima in assoluto a farlo, una vettura alimentata a
bioetanolo a basso contenuto di CO2. Sembrerebbe che, a
distanza di quasi 70 anni, le previsioni del suo padre fondatore si stiano
finalmente verificando.
Alessandro Ribaldi
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Ecofatto, la metamorfosi
del riciclaggio
Renata Gabbi di Legambiente, spiega come dal
riciclaggio di carta, plastica, acciaio si possano ottenere utensili,
biciclette, elementi dell'arredo urbano e tanti altri oggetti d'uso
quotidiano: "da ogni cosa nasce un'altra cosa", bisogna solo scegliere il
contenitore giusto.
Servizio di Lidia Casti
Visita il sito:
www.terrafutura.it
Visita il sito:
www.legambiente.it
Per vedere il filmato
clicca qui !
Riconosciuto il nesso eziologico
La Corte di Cassazione ha riconosciuto che l’eccessiva esposizione alle
radiofrequenze emesse dai telefoni cellulari potrebbe contribuire
all’insorgenza di tumori alla testa, se utilizzati per 5 – 6 ore al giorno
per un numero elevato di anni (12 nel caso di specie). Un uso per lavoro
del telefonino così prolungato può, quindi, dar luogo a malattia
professionale non tabellata.
Calcolo e bilancio dei consumi energetici in azienda con Excel
Come effettuare il bilancio dei consumi energetici di un'impresa calcolando
in Excel le spese da ridurre per ottimizzare la spesa di energia elettrica,
combustibile per il riscaldamento e carburante per il parco veicoli.
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